“Amare il mare, amare il mare è amare te”, la canzone di Dolcenera, cerca di svegliare le coscienze.Una sfida complessa e globale, quella della plastica in mare, che negli ultimi anni è stata affrontata a diversi livelli, grazie al coinvolgimento di cittadini, operatori del mare e istituzioni, uniti nel fronteggiare una delle più gravi emergenze ambientali degli ultimi anni. Ogni anno, infatti, finiscono nei mari e negli oceani di tutto il mondo oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti, la maggior parte dei quali in plastica. Tra i protagonisti di questa sfida i pescatori che ricoprono un ruolo fondamentale, potendo diventare dei veri e propri “spazzini del mare”. Un’attività, questa, che a Manfredonia è già in fase di sperimentazione grazie al progetto Europeo Clean Sea Life, il cui obiettivo quello di mitigare l’inquinamento marino tramite una straordinaria campagna di pulizia delle coste e dei fondali d’Italia. Nel 2018 proprio a Manfredonia si è svolta una giornata di pesca del rifiuto che ha coinvolto 10 pescherecci i quali, nel corso di una sola nottata, hanno riportato a terra 17 sacchi di rifiuti per un totale di quasi 390 kg. Tra questi, circa il 75% sono state le retine per la coltivazione delle cozze oltre a plastiche varie come bottiglie, usa e getta, buste e flaconi, tre copertoni e una boa affondata. Un risultato significativo che evidenzia come l’errata gestione dei rifiuti urbani a tutti i livelli (raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento finale) sia la principale causa del marine litter. È a terra, quindi, che si produce la maggior parte dei rifiuti. Attività industriali, navigazione, carenza dei sistemi depurativi, attività turistiche e ricreative. Non è un caso che l’indagine di Legambiente Beach Litter 2019, che da cinque anni analizza tipologia e quantità dei rifiuti spiaggiati, abbia mostrato anche quest’anno come plastica e polistirolo, tappi e coperchi di bevande, mozziconi di sigarette, cotton fioc e prodotti usa e getta (bicchieri, piatti, posate etc.) siano ai primi posti della classifica di quello che troviamo sulle spiagge. Cosa fare, dunque, per risolvere questo problema? Innanzitutto, aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo e adottare stili di vita più sostenibili. Senza un cambio di passo culturale e la modifica delle abitudini di consumo, ad esempio diminuendo l’uso di plastica usa e getta, non saremo in grado di uscire dall’emergenza dei rifiuti in mare. È necessario, inoltre, disciplinare e permettere ai pescatori di riportare a terra i rifiuti accidentalmente pescati durante le ordinarie attività di pesca. Il decreto Salvamare, attualmente in discussione e fortemente appoggiato da Clean Sea Life, contribuirà proprio a questo: i pescatori potranno portare e conferire a terra – in modo gratuito – i rifiuti che recuperano in mare, senza doverne sostenere i costi di smaltimento, come invece avviene oggi. I costi della gestione saranno coperti con una specifica componente della tassa sui rifiuti e le Autorità di Sistema Portuali saranno tenute a realizzare delle apposite strutture di raccolta, anche temporanee, allestite in prossimità degli ormeggi. Responsabilità, collaborazione tra i portatori di interesse, e possibili soluzioni saranno nuovamente affrontati il 20 novembre a Manfredonia, in occasione della seconda giornata di pulizia dei fondali organizzata da Clean Sea Life e coordinata da Legambiente. Comune, Capitaneria di Porto e Autorità di Sistema Portuale, che analizzerà la natura e origine dei campioni rinvenuti in mare, lavoreranno in sinergia con i pescatori locali diffondendo una vera coscienza ambientale e contribuendo a rendere il mare più pulito.
di Antonio Marinaro