Mercoledì 20 Novembre 2024

Le proteste dei pescatori di Manfredonia

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Manfredonia da sempre vive un rapporto simbiotico con il mare. La città del golfo non è soltanto una città con il mare ma un centro che nei secoli è riuscito a guardare al mare come ad una straordinaria risorsa economica. Manfredonia, nell’immaginario dei sipontini doc ma anche dei forestieri, evoca centinaia di pescherecci bianchi che trafficano le verdi acque del basso Adriatico, il mare più pescoso d’Italia. Fino a qualche decennio fa la marineria sipontina raggiungeva numeri da primato con circa 500 pescherecci. Oggi, come in tutte le marinerie italiane, i numeri sono meno altisonanti ma la flotta peschereccia manfredoniana rimane tra le principali del paese. Quella di Manfredonia rappresenta la 5° marineria d’Italia per numero di pescherecci (dopo Mazara del Vallo, Chioggia, Ancona e Sciacca). Se si escludono le marinerie dell’Italia insulare, la nostra flotta peschereccia è la principale del Sud Italia e la prima in Puglia. Manfredonia, infatti, conta circa 250 pescherecci (con 3.479 tonnellate di stazza lorda), staccando sensibilmente la seconda marineria pugliese, quella di Molfetta che conta circa 60 pescherecci. Nonostante la sua storia ed i suoi numeri, la marineria di Manfredonia sta vivendo uno dei suoi periodi peggiori. Le difficoltà che i pescatori sipontini stanno vivendo hanno portato un solido gruppo di rappresentati a partecipare alle proteste che si sono tenute a Roma ed a Bari, dove qualche giorno fa, un lungo corteo con al seguito pescatori di tutte le marinerie pugliesi ha bloccato i principali varchi di accesso al porto del capoluogo. La categoria lamenta multe troppo salate inflitte dai pattugliatori della Guardia Costiera, che si adoperano per far rispettare quelle regole comunitarie e nazionali non perfettamente parametrate alle necessità della pesca dell’Adriatico. Nel tempo, anche grazie alla chiusura del Mercato Ittico, la categoria della pesca sipontina non è riuscita a mettere in atto piani strategici sinergici, a mare e a terra, per poter tenere testa al difficile equilibrio tra produzione e burocrazia, aspetto che ci vede deboli di fronte alle marinerie più organizzate e verso le istituzioni nazionali e comunitarie con le quali occorre dialogare professionalmente. Timori sulla nuova finanziaria che sta discutendo sulla riduzione delle agevolazioni fiscali e sulle accise del gasolio, atti che potrebbero esasperare ancor di più gli animi degli uomini di mare.

di Giovanni Gatta

 

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