Sabato 23 Novembre 2024

La dedicazione di San Leonardo in Lama Volara

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Foto Gabbiano Manfredi

“…una stazione di crociati e di pellegrini eretta dai Cavalieri dell’Ordine teutonico sulla via di Monte Sant’Angelo e di Santa Maria di Siponto, luoghi di voti e di miracoli, e via per gli imbarchi dei crociati nei porti di Puglia”. Così descrive l’Abbazia di San Leonardo in Lama Volara Riccardo Bacchelli in un bellissimo racconto intitolato Agnus Dei ambientato in una San Leonardo dell’inizio del ‘900, diroccata e abitata da pastori. Bacchelli giunse sul Gargano a marzo del 1929 come inviato de “La Stampa”, ospite del sammarchese Giustiniano Serrilli, suo compagno di università a Bologna, e tra i tanti luoghi in cui si recò c’era anche San Leonardo. La visita all’abbazia, a quell’epoca un misto di splendore e abbandono, lo suggestionò al punto che volle ambientarvi uno dei suoi racconti disperati, in cui fa una descrizione dettagliata del portale mentre narra del pastore Matteo Mancino di Dio che si pente del delitto commesso grazie a “…quell’arte antica e primitiva, sontuosa, affastellata negli ornamenti, e tesa tutta nell’espressione dell’anima sui visi e nei gesti, era fatta per colpire la fantasia d’un uomo come il pastore. (…) cieca e murata, quella porta che al tempo delle crociate fu aperta a monaci, a dottori, a cavalieri e dame e a re di corona, che forse d’un buon pensiero avevano avuto bisogno quanto lui”.

Raffaello Di Sabato

Scampata ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale l’abbazia di San Leonardo resterà in stato di abbandono fino al 1950 quando, dopo il restauro verrà riaperta al culto con Don Antonio Tancredi come Parroco e Don Silvestro Mastrobuoni come rettore, il quale scrisse anche un importante saggio sulla storia dell’abbazia. L’altare venne consacrato il 3 maggio 1951 dal vescovo di Lucera Domenico Vendola con le reliquie di San Ciriaco, Sant’Aquila e Santa Modesta. Dopo la Morte di Don Mastrobuoni le sorti dell’abbazia di San Leonardo hanno subìto alti e bassi. Essa è rimasta aperta al culto sì, ma sempre in stato di semiabbandono, anche perché la parte relativa al convento era proprietà privata. Verrà acquistata dalla curia, durante il vescovato di Mons. D’Addario, con la promessa del Ministero di cominciare ad erogare fondi per i restauri. E in effetti i restauri cominciarono. A tappe, dal 2009, si comincia a restaurare l’Hospitale, mentre per gli edifici conventuali occorrerà attendere l’opera fattiva di Monsignor Michele Castoro, che nel 2011 affida ai Ricostruttori della preghiera la custodia dell’abbazia, cosa che ha favorito poi l’erogazione dei fondi del Ministero dei Beni Culturali per completare i restauri. I lavori di recupero sono stati realizzati tra il 2014 e il 2016, presieduti dal R.U.P. dott. Luigi La Rocca, dal direttore dei Lavori arch. Francesco Longobardi e dal direttore operativo di cantiere arch. Antonello D’Ardes. Hanno riguardato non solo la zona conventuale quasi tutta in rovina, ma anche la chiesa. È stato rimosso il pavimento novecentesco, sostituito con una pavimentazione in battuto simile a quella seicentesca di cui sono stati lasciati significativi resti. Demolito l’altare novecentesco, non più rispondente ai canoni della liturgia moderna, lo si è sostituito con uno rispondente ai dettami del Concilio Vaticano II, il Sacrosanctum Concilium. È stato restaurato anche il rosoncino, attraverso cui penetra il  raggio di luce del solstizio estivo, e tutta la struttura della chiesa è stata messa in sicurezza. Dal 2014, anno in cui la chiesa è stata riaperta al culto, San Leonardo accoglie fedeli per la messa e le varie attività organizzate dai Ricostruttori, i quali hanno ridato vita a questo luogo che, dopo tante traversie, sembra finalmente aver ritrovato la sua identità di fede e di pace. La dedicazione dell’abbazia e del nuovo altare è stata più volte rimandata per varie ragioni, tra le quali anche la malattia e la scomparsa di Monsignor Castoro. Domenica 6 Ottobre alle ore 11:00 Padre Franco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, presiederà la Solenne liturgia di dedicazione della Chiesa Abbaziale e del nuovo altare nel quale, oltre alle reliquie dei santi già presenti, verranno aggiunte quelle dei martiri di Otranto, Sant’Antonio Primaldo e i suoi compagni.

Mariantonietta Di Sabato

Foto Arch. Antonello D’Ardes

 

 

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