Ma perché abbiamo nascosto i nostri gioielli più belli?
A Manfredonia complessivamente sono presenti 3822 edifici, dei quali solo 3784 utilizzati. Di questi ultimi 3467 sono adibiti a edilizia residenziale, 317 sono invece destinati a uso produttivo, commerciale o altro. Degli edifici costruiti a scopo residenziale 949 sono in ottimo stato, 2074 sono in buono stato, 383 sono in uno stato mediocre e solo 61 in uno stato pessimo, dato irrisorio se paragonato a quello di altre città della provincia dove il numero di edifici in cattivo stato di conservazione è molto più alto. Tra gli edifici in cattivo stato di conservazione spicca, più di altri, il complesso di bassi posto tra via Palatella e via di Porta Pugliese. Un tempo quelle case appartenevano ad una ricca ereditiera, che viveva quasi poveramente, Nenèlla Cire. Alla morte della donna i suoi averi sono stati ereditati dai suoi nipoti, che hanno venduto parte dei tanti appartamenti posseduti dalla signora Nenèlla. Gran parte dei complessi di cui sopra è stata venduta alla soc. EDILMA s.r.l., società della quale si sa e si è sempre saputo molto poco e che comunque pare non essere l’unico proprietario del complesso di case. In passato ci siamo occupati del pericolo che qualche costruttore potesse rilevare l’area per costruire nuovi palazzoni come quelli che sorgono alle spalle di quelle case. Il comune di Manfredonia in più occasioni ha provato ad occuparsi del recupero di quell’area, tanto che la questione è arrivata in consiglio comunale, senza però giungere ad una conclusione utile alla città. Il comune sipontino, senza troppa determinazione, voleva tentare un dialogo con i soggetti proprietari degli immobili per scongiurare la costruzione di nuovi casermoni residenziali e provare a riscattare la memoria della città dopo anni di scempi a ridosso della cinta muraria medievale, da cui la vicina via delle Antiche Mura prende il nome. Dietro quelle case abbandonate nel degrado totale, infatti, sorge uno straordinario scrigno di bellezza, un tratto delle mura aragonesi di cui la città era munita. Si tratta del segmento del tessuto murario che lambiva uno degli angoli del quadrilatero disegnato dal perimetro fortificato. Il tratto di mura medievali in questione si muove da via di Porta Pugliese (dietro le case di Nenèlla) fino al torrione posto tra via delle Antiche Mura e via Palatella, dal torrione, poi, le mura si muovono parallelamente rispetto a via delle Antiche Mura, fino a giungere su via San Francesco, dove un tratto del tessuto murario è visibile tra i palazzi. Nel 2013, per conto dell’impresa di Gianni Rotice, l’architetto Mauro Sàito realizzò un progetto per il recupero dell’area occupata delle case, un progetto volto a realizzare un’area verde proprio a ridosso delle mura, oggi completamente occluse dal cemento di quelle case vuote. Era prevista la sistemazione permeabile dell’area interclusa fra le Mura Aragonesi, il Bastione e le case a schiera sul fronte stradale. Un modo per restituire alla città un pezzo del suo glorioso passato, migliorando ed implementando i luoghi simbolo del suo ricco centro storico. Ora che Manfredonia si avvia, si spera, verso una nuova era politica, ci auguriamo che chi si proporrà alla guida della città voglia includere nel proprio programma anche il recupero di questi spazi utili alla città ed alla sua consapevolezza storica. Rimane impossibile capire il motivo per cui a Manfredonia per decenni si sia preferito chiudere le meravigliose corti dei palazzi nobiliari, che in altre città pugliesi fanno bella mostra del loro bianco candore, nascondere caratteristici palazzi a mugnale ed archi, soffocare le mura medievali. Chi guiderà Manfredonia si ricordi anche di restituire alla collettività tutta la bellezza che, menti stupide e limitate, hanno preferito nascondere. Dietro quel degrado che nulla offre alla città, c’è un pezzo straordinario della nostra storia che, invece, è ricco di fascino.
Giovanni Gatta