La costruzione della chiesa di San Domenico e dell’annesso convento risalgono agli anni tra il 1294 e il 1299. I padri domenicani vi abitarono fino all’invasione dei turchi, nel 1620, anno in cui la chiesa e il convento vennero semidistrutti, per poi essere ricostruiti in forme tardo seicentesche. A partire dall’epoca napoleonica, periodo in cui vennero soppressi gli ordini monastici ed espropriati i beni ecclesiastici, la chiesa e il convento divennero proprietà del comune di Manfredonia, che li adibì a palazzo municipale. A seguito dei Patti Lateranensi del 1929 si partìcon il reintegro dei beni delle autorità ecclesiastiche, e nel 1938 un accordo tra il Podestà Vincenzo Palma e l’arcivescovo Andrea Cesarano stabilirono che il convento, già adibito a uffici municipali, restasse all’amministrazione comunale, mentre la chiesa di San Domenico tornava di proprietà dell’Arcidiocesi. All’inizio degli anni 2000, in occasione di lavori di restauro, un altro accordo, tra il sindaco Paolo Campo e Mons. D’Addario, stabilìche il comune potesse fruire della Cappella della Maddalena, rinvenuta per caso nel 1895, per metterla a disposizione di studiosi e visitatori. Come la chiesa, anche la facciata ha subito molti rimaneggiamenti. Infatti il pregevole rosone medievale, venne murato in occasione della ricostruzione tardo seicentesca e la facciata, senza spioventi, venne completamente intonacata. Sul nuovo cornicione orizzontale fu aggiunto, più tardi, al centro della facciata, un apparato composto da un orologio e da una piccola campana con struttura in ferro. Negli anni ’50 i lavori di restauro cercarono di restituire alla facciata il primo assetto medievale, recuperando gli spioventi e la forma del grande rosone, ricostruito in base ad alcune tracce rinvenute. Alla fine degli anni ’70 del ‘900 si intervenne con un rifacimento integrale della struttura lignea del tetto, sostituito con capriate in ferro e tegole piane di tipo moderno. Nel 2012 il grave dissesto del campaniletto a velanel vicoletto che porta alla Piazzetta Mercato ha indotto il Comune ad intervenire per salvaguardare la pubblica incolumità, mediante un puntellamento provvisionale della parete. Monsignor Castoro, sempre attento alla conservazione dei beni culturali, come ultimo atto del suo ministero a Manfredonia, nel 2017 dà la sua approvazione per i lavori di restauro della chiesa di San Domenico, e affida il progetto all’architetto Antonello D’Ardes. Il primo lotto di lavori, prevede innanzitutto l’intervento di consolidamento specifico del campaniletto con la rifunzionalizzazione dell’apparato campanario mediante il restauro del ceppo di sostegno e la pulitura delle campane, con elettrificazione di almeno una di esse; la revisione di tutte le coperture (tetti e terrazze) per eliminare le infiltrazioni di acque meteoriche, visibili in alcune zone della navata, del presbiterio e nella sagrestia; la manutenzione straordinaria dei prospetti esterni, sia nelle parti intonacate che in quelle a facciavista, data la presenza di microlesioni, lesioni vere e proprie o spanciamenti su diversi punti delle mura; la sostituzione di alcuni conci in cattive condizioni del prospetto principale della chiesa; la pulizia del portale; il restauro artistico della lunetta del protiro, su cui è ancora visibile la Madonna del Rosario. Sul cupolino, verrà ripristinata, dopo opportuno restauro, la croce in ferro con ventolina, che anni addietro è stata abbattuta dal vento o da un fulmine. È prevista, inoltre, la sostituzione integrale delle moderne tegole marsigliesi con gli originali coppi per evitare impatti negativi sull’ambiente dal punto di vista paesaggistico. Inoltre, è prevista l’integrale bonifica del sottotetto, dove nidificano stormi di colombi. Le capriate e i metalli, installati dal genio civile negli anni ’70, saranno ripuliti e riverniciati, e la terrazza verrà impermeabilizzata. Per quanto riguarda gli interni, le zone soggette a infiltrazione saranno stonacate e reintonacate, mentre gli stucchi danneggiati in sagrestia verranno restaurati.
di Mariantonietta Di Sabato
Si ringrazia l’arch. Antonello D’Ardes per le preziose informazioni fornite.
Foto Gabbiano Manfredi