“Scrivere è come fare i mosaici” così esordisce Enrico Galiano, professore definito da Massimo Gramellini “in stile Attimo Fuggente” lo scorso 3 Luglio in una gremita sala presso la libreria Ubik di Foggia per presentare il suo ultimo libro intitolato “Più forte di ogni addio”, Garzanti Editore. Perché si hanno dinnanzi tante tessere minuscole che vengono spostate e manovrate in modo tale da non essere più in grado di riconoscere il punto di partenza, a comprendere il reale dalla fantasia. Questo a Galiano risulta semplice, dato che confida scherzosamente di essere molto abile nell’uscire fuori tema. A dialogare con il professore è stato il giovane e talentuoso giornalista locale Felice Sblendorio. Districarsi nel labirinto del libro senza rivelare dettagli clou è complicato. Il testo propone l’incontro tra le fragilità di due ragazzi: Michele e Nina. “Il giorno in cui scopri di essere felice è anche il giorno in cui scopri quanto sei fragile” dichiara l’autore e quest’oggi lo pubblica anche sui suoi social. La fragilità di Michele è probabilmente la sua disabilità. Lui è cieco, non non vedente. Perché infatti identificare qualcuno per le proprie mancanze, invece che per i propri desideri? si chiede il protagonista e l’autore con lui. Spesso più che vedere però per i ragazzi è importante “farsi vedere”, specie sui social, ma non solo. Questo perché come dichiarava Freud e afferma tutt’oggi il suo professore universitario Umberto Galimberti “non esiste identità senza riconoscimento”. Nina invece è una ragazza orchidea, le persone orchidee possiedono secondo uno studio dell’Università della California, una particolare sensibilità che le porta a sentire di più. Se crescono però in un ambiente socio-emotivo negativo possono sfociare nelle dipendenze, o istinti suicidi. Se invece crescono in un ambiente positivo divengono anche più forti e realizzate degli altri. Alle orchidee si contrappongono i soffioni, fiori capaci di crescere anche nelle asperità, che “cadono sempre in piedi”. Nei libri di Enrico Galiano la letteratura si intreccia alla scienza in un gioco forza particolare.I personaggi dei libri di Galiano vengono da lui considerati figli, pertanto sono autonomi e ragionano in maniera indipendente. Proprio questa infatti è per l’autore una delle richieste degli adolescenti: lasciateci sbagliare! Perché infatti considerare l’errore come un fallimento e non come fonte di conoscenza, soprattutto di sè e lo sbaglio come qualcosa di cui fregiarsi? Spesso rivela lo scrittore gli adulti sono propensi a definire i giovani come annoiati, demotivati, irrispettosi, invece per lui sono anche meglio di tanti adulti, possiedono un ribollire di passioni che permettono loro di contrapporsi alle “passioni tristi” di cui parla Galimberti. “Basta pensare a Greta Thumberg o a Nicolò Govoni”, afferma. Oltre ad essere un autore, uno scrittore di bestseller che hanno venduto migliaia di copie, Enrico Galiano è anche un professore appunto. Qual è il ruolo della scuola oggi? Si può fare Politica? “Si può, anzi si deve” afferma Galiano, ma non quella politica ridotta a tifoseria, ma quella altisonante e pura, quella che si indica con la P maiuscola appunto, quella indispensabile per la costruzione della Polis. I docenti non devono indicare la rotta, l’unica via che possono indicare è quella della motivazione per stimolare la conoscenza, in quanto “i ragazzi ci spingono a chiudere il libro e aprirci al mondo”. Forse è proprio questo l’intento di Galiano con questo libro. Ciò che ha colpito i presenti è stata “la simpatia, la freschezza, la genuità” dello scrittore come si può leggere sulla pagina della Ubik. Una serata all’insegna della spontaneità che si è conclusa con dediche e foto dell’ultima creatura di Galiano, durante la quale l’autore ha prestato attenzione ad ogni persona sopraggiunta a godere di questa esperienza unica.
Angela la Torre