Lunedì 4 Novembre 2024

Ospedale di Manfredonia: San Camillo aiutaci tu…

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È di poche settimane fa la notizia che la Puglia è stata promossa dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa secondo la quale “la riduzione dei ricoveri inutili ed il miglioramento del 57,4% degli indicatori fa compiere passi da gigante”. Stando a quanto emerge dall’Indice di Performance Sanitaria realizzato dall’Istituto Demoskopika, la Puglia è la prima regione del Sud con un punteggio di riferimento pari a 494,8 punti, seguita da Abruzzo (431,3 punti) e Basilicata (405,8 punti). Rientrano, invece, in area di “inefficienza sanitaria” Campania, Sardegna, Calabria, Sicilia e, fanalino di coda, Molise. Un Mezzogiorno spaccato in due, ma non è tutto oro quello che luccica. Il Piano di Riordino della Sanità pugliese ha evidenziato forti disparità interne alle varie ASL. Se infatti, al netto della distribuzione dei posti letto e dell’offerta sanitaria, emerge un generale equilibrio tra le varie province, le maggiori disparità che si evidenziano sono proprio interne alle ASL. Quello che è successo è noto a tanti: in una stessa provincia vincono gli ospedali delle città politicamente “più forti”. A Trani, dove ad essere minacciato dopo lo smantellamento dell’ospedale è anche il Pronto Soccorso, non sono mancate le indignazioni dei movimenti civici sulle forti disparità di trattamenti tra l’ospedale locale e quello di Bisceglie, che sembra aver “cannibalizzato” il nosocomio tranese. Esattamente quello che nella nostra città viene denunciato da anni: una ingiustificata e pericolosa disparità di trattamenti tra l’ospedale di Manfredonia e quelli di Cerignola e San Severo, che a differenza del nosocomio sipontino sono classificati come ospedali di Primo Livello. Stando ai dati del Dipartimento Promozione della Salute, l’Ospedale “Masselli Mascia” di San Severo (compreso il plesso di Lucera) costa 87 mln di euro (a fronte di 42 mln di ricavi); l’Ospedale “Tatarella” di Cerignola costa 55 mln di euro; l’Ospedale “San Camillo de Lellis” di Manfredonia costa 32 mln di euro. Si sprecano, sulle pagine di questo giornale, gli articoli nei quali si è discusso di questa profonda disparità, ammessa qualche anno fa, seppur con ritardo beffardo, dall’allora presidente ASL FG Manfrini. Una disparità che ha messo in forte difficoltà tutto il comprensorio del Gargano meridionale che vedeva in Manfredonia un centro di riferimento per i principali servizi sanitari. Nonostante sul “San Camillo” insistesse l’utenza dei comuni di Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Vieste e Zapponeta, qualche abile animale politico, complice la dormiente politica sipontina, è riuscito nel proprio intento. Nelle ultime settimane, in difesa dell’ospedale di Manfredonia, si è mosso il nuovo vescovo Padre Franco Moscone affermando che “i presidi sanitari devono essere vicini alla popolazione. Senza l’Ospedale di Manfredonia il Gargano è scoperto. L’ospedale non è un’azienda e i malati non sono clienti. Il servizio pubblico non può essere mercificato o messo nelle mani della politica, ma deve tenere conto dei bisogni della popolazione”. E proprio della difesa del “San Camillo” si stava occupando anche il compianto Mons. Michele Castoro che, prima di ammalarsi, espresse il desiderio di portare a Manfredonia un distaccamento del reparto di “Ostetricia e Ginecologia” di Casa Sollievo della Sofferenza, per far tornare il Punto Nascite in riva al golfo. Ma questa è un’altra storia e merita di essere raccontata un’altra volta.

di Giovanni Gatta

 

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