Irritazione e rabbia ha suscitato negli animi dei manfredoniani la decisione, presa dalla ex Giunta municipale guidata dall’ex sindaco Riccardi, prima della “ritirata di Caporetto”, dell’approvazione della delibera di giunta con la quale si fissavano le nuove tariffe per l’anno 2019 riguardanti il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (COSAP) per l’anno in corso, con un incremento del 300% rispetto allo scorso anno. Tutto questo, in esecuzione alla deliberazione di Consiglio Comunale relativaalla“procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dall’art. 243 del D. legs. 267/2000 che prevede la possibilità di deliberare le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita, anche in deroga ad eventuali limitazioni disposte dalla legislazione”, pur di evitare il dissesto finanziario. Un vero e proprio terremoto che ha creato sconcerto tra le categorie interessate, dal commercio all’edilizia, oltre ai tanti privati cittadini titolari di passi carrabili, ma non solo. Per fare cassa, infatti, tale provvedimento è stato esteso anche alla retta degli asili nido comunali, con aumenti spropositati, portando scompiglio nelle tante famiglie che per ragioni di lavoro o, altro, hanno la necessità di usufruire di tali strutture, in particolare quelle meno abbienti. Gli utenti che usufruiscono della Iafascia agevolata: da 35,61 € mensili dello scorso anno, saranno costretti a pagare una retta di 210,00 €, pari a un aumento di sei volte quella del 2018, per un numero di 10 bambini. Per la 2afascia agevolata: da 55,05 € a 300,00 € (26 bambini); la 3a: da 103,19 a 350,00 € (26 bambini); la 4a: da 214,32 a 410,00 € (8 bambini). Infine, la retta ordinaria passa da 346,49 a 470,00 € (20 bambini). Per un totale di 80 unità, così distribuite: n. 30 per l’asilo di via Daunia, 50 per la struttura di via Florio. Quest’ultima, in considerazione dello scarto giornaliero, potrà accoglierne fino a 60. Anche se discutibili le ragioni “imposte” dalla legge, la cosa più strana è stato l’atteggiamento postumo delle categorie interessate, visto che, dopo la “frittata”, hanno protestato vibratamente per i suddetti iniqui provvedimenti, culminati in diversi incontri con il commissario prefettizio dott. Vittorio Piscitelli il quale ha promesso di fare l’impossibile pur di limitare i danni. La domanda: perché non hanno protestato prima che tale provvedimento divenisse esecutivo, visto che già si conoscevano i contenuti? La cosa che desta raccapriccio, poi, è la giusta ritorsione dei commercianti che, pur di non pagare cifre da capogiro, hanno preferito rimuovere dal suolo pubblico tavolini e altro, provocando un grave danno alla loro attività e, di conseguenza, alle casse comunali con la logica riduzione di posti di lavoro. Il cane che si morde la coda.
di Matteo di Sabato