Forse in questo momento ciò che più rimbomba in città è il silenzio, quel silenzio a cui siamo abituati perché ci ha accompagnato per anni, decenni, portandoci a convivere con un sistema marcio, clientelare, corrotto, menefreghista e di eccentrici personalismi, politici e non. Un modo di vivere la comunità che ci ha portato dove siamo, in un limbo, in un terribile incubo che da un momento all’altro potrebbe diventare catastrofe. Le intercettazioni del lavoro in corso della commissione antimafia, che da mesi sta verificando la conferma di un filo conduttore tra la politica e la malavita organizzata garganica, percorrono la rete come un virus impazzito creando ancora più incertezza in un popolo che ha vivacchiato pensando che l’illecito potesse essere un modo di condurre e veder gestire una città che, con le sue innumerevoli peculiarità, avrebbe dovuto brillare in questo scorcio di Gargano. Non saranno solo più tasse per tutti ma anche meno servizi e minor opportunità di lavoro. Un percorso amministrativo di gestione delle strutture e degli spazi pubblici gestito per tenere saldo il proprio elettorato, fenomeno che invece di creare efficienza ha devastato ogni settore toccato dalla dissennata politica, e di tutti gli altri settori produttivi della città: dalle strutture sportive, affidate sulla parola, all’odissea creata col mercato ittico, passando per l’Ospedale, alle zone industriali e artigianali piene di disservizi fino ad arrivare all’Ase passata di mano in mano a presidenti segnalati dalla politica e non in un’ottica di una funzionalità manageriale. E se le strutture produttive avrebbero dovuto portare soldi e servizi, la società incaricata per il prelievo delle tasse, teneva per séun bel gruzzolo di quelle prelevate ai non “amici”. Storie dette e ridette, questioni note a tutti con le quali abbiamo convissuto per troppo tempo pensando che la questione non riguardasse tutti noi. Pare che le forze dell’ordine stiano facendo verifiche patrimoniali su sospetti prestanome, tra le altre cose. A seguito della scadenza, dopo le mille proroghe concesse alla società Gestione Tributi, dallo scorso 10 giugno, la gente potrà rivolgersi, per pagare le tasse, presso la sede del Comune, negli uffici a piano terra. Ancora non è chiaro come sarà gestito il servizio di riscossione, prima operativo quasi 6 giorni su 7, oggi previsto in sole due giornate e con poche unità lavorative. Sarà un esperimento la gestione dei parcheggi pubblici che torneranno a pagamento acquistando il grattino nei punti convenzionati, che saranno presto resi noti. La sorveglianza sarà affidata alla Polizia Municipale già in grosso affanno per le notevoli mansioni che ha in carico. Si assottiglia sempre di più l’organico dei dipendenti comunali che da 150, vedrà ridurre il numero, dal prossimo settembre, di una buona e abbondante decina, per pensionamento grazie alla quota 100. Pochi i dirigenti sopravvissuti e che oggi sono sovraccarichi di deleghe. Il Segretario generale si divide tra il Comune di Manfredonia e quello di Mattinata. In Italia sono 66 i comuni in dissesto; 337 quelli alle prese con un piano di riequilibrio finanziario, pianificato in alcuni casi fino a 20 anni; 31 i comuni pugliesi nelle nostre stesse condizioni, tra i quali spiccano Lecce e Andria. Il record negativo va alla Calabria dove ben 41 comuni sono in dissesto e 54 in riequilibrio: quasi il 25% visti 404 comuni della regione. Anche la Sicilia e la Campania tengono testa al primato negativo. Non siamo i soli, dunque, ad aver avuto degli amministratori che non hanno saputo gestire le poche risorse disponibili, producendo una bassissima capacità di riscossione delle proprie entrate, con particolare riferimento a quelle del recupero dell’evasione tributaria, tramutatasi poi in residui attivi cancellati per “anzianità”. Dal canto nostro, noi, da buoni italiani abbiamo fatto finta che tutto andasse bene. Chissà perché il Nord non soffre come il Meridione, probabilmente lì i cittadini sono più partecipi all’organizzazione sociale affidata alla politica. Fatto sta che occorre correre ai ripari, cercando di ritrovare, o di reinventarci un senso civico che da noi latita.
Raffaele di Sabato
perché il Nord non soffre come il Meridione? perchè al Nord non soffia il vento del “CHE ME NE FOTTE A ME!”
Mi complimento con il Direttore e con tutta la testata ManfredoniaNews.
Un editoriale nel quale si dice pane al pane e vino al vino.
Una voce vera e obiettiva per la città. Si riparta da qui
Si aspetta che parlano altri…ma aimè bisogna aspettare le relazioni finali delle varie “commissioni governative” insediate sul comune….chissà perché?