Le cave e la filiera lapidea sono parte del patrimonio ambientale ed economico della Puglia e finalmente il Consiglio regionale lo ha riconosciuto approvando la legge che disciplina l’attività estrattive e la sua relazione con il territorio.
Sono diversi i temi affrontati e i nodi risolti con il dialogo tra le parti in causa e la collaborazione tra i gruppi consiliari.
A partire dalla modalità di determinazione della tariffa estrattiva che sarà concertata tra Regione e imprese sulla base dell’andamento di mercato, diventando così uno strumento di sostegno nelle fasi critiche.
Il recupero e il ripristino ambientale delle aree di cava si otterrà incentivando gli esercenti a ridurre progressivamente l’impronta di un’attività che manipola profondamente il territorio. Il Piano Regolatore delle Attività Eestrattive sarà frutto del confronto tra Governo regionale e Consulta regionale per le attività estrattive, eletto a luogo e strumento di confronto e dialogo costruttivo tra l’istituzione e i portatori di interesse coinvolti nella filiera.
Spazio anche a misure specifiche di valorizzazione della pietra ornamentale da taglio e all’utilizzo del materiale di risulta per la costruzione dei moli portuali progettati dall’Autorità portuale del Mare Adriatico Meridionale.
Quella approvata oggi è senz’altro la migliore legge possibile per regolare materia davvero complessa, e lo testimonia l’assenza di voti contrari.
Oggi, dunque, abbiamo gli strumenti necessari e idonei a: valorizzare un’attività che contribuisce in modo significativo al PIL pugliese; riparare i danni ambientali del passato; promuovere uno dei prodotti dell’identità stessa della Puglia.
altra iniziativa per accrescere il PIL pugliese è quella di individuare i pozzi artesiani fatti abusivamente e catalogarli in maniera tale da far pagare le dovute tassee rispettare il sottosuolo.