Domenica 24 Novembre 2024

L’Enichem di Monte Sant’Angelo, tra danno e beffa

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Il danno è che un petrolchimico installato nel territorio di Monte Sant’Angelo, si trovi a soli due chilometri da Manfredonia. La beffa è che, mentre i montanari si affacciano da 50 anni dal loro belvedere, per ammirare la loro fabbrica, da molti più anni Manfredonia lotta per salvaguardare un territorio, il mare, la salute dei suoi abitanti ed oggi cerca di capirci qualcosa sullo stato delle bonifiche in corso da oltre 20 anni. L’Eni nasce nel 1953 come azienda statale d’idrocarburi. Presidente era Enrico Mattei, morto (forse ucciso) misteriosamente. La sua morte è collegata alla protezione d’importanti interessi politici, economici e mafiosi, italiani ma anche stranieri. Oggi l’ENI è leader mondiale nei servizi petroliferi. Nel 1995 inizierà la privatizzazione ma il controllo, le quote societarie d’oro, rimarranno nelle mani del Ministero del Tesoro, dello Stato. L’industria chimica che stravolgerà lo sviluppo turistico del Golfo di Manfredonia pur essendo nel territorio di Monte Sant’Angelo, si insedia nel 1970, investimento iniziale di circa 40 miliardi di lire per gli impianti Anic, 36 miliardi per gli impianti della Società Chimica Dauna. Sarà produttiva tra incidenti, danni ambientali, irregolarità nello smaltimento di scorie chimiche fino agli anni ’90. L’industria chimica Enichem va in liquidazione e viene incorporata dalla Syndial SpA che continua ad operare nella costa del golfo mettendo in atto un “Piano di caratterizzazione del suolo e del sottosuolo”: la bonifica. Nel 1998 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Mare individua 13 Siti di Interesse Nazionale (SIN) e tra questi erroneamente denominano quello di Manfredonia che in realtà è Monte Sant’Angelo. Nel 1988 un movimento di donne di Manfredonia presenta il caso della contaminazione del territorio alla Commissione per i Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Dopo ben dieci anni, il 19.02.1998, la Corte Europea riconosce la violazione, risarcendo le 40 firmatarie con circa 400 milioni di lire. Non si avrà mai una rendicontazione puntuale dell’utilizzo della cifra. Grazie a poche di queste donne, qualche testimone dell’epoca, qualche studioso/giornalista ed il supporto dell’ex sindaco Riccardi, si parla ancora oggi del caso Enichem. Il comune di Manfredonia, ricevette un risarcimento di 300.000 euro, dopo un lungo patteggiamento e quasi a conclusione del processo, ritirò la propria costituzione di parte civile per motivi “tecnici e di opportunità economica”, fu riferito dall’ex sindaco Paolo Campo. Somma impiegata nelle opere di pubblica utilità. La stessa società che ha inquinato guadagnando una fortuna sulla pelle dei manfredoniani, producendo chimica, ora trasforma il suo business con la bonifica. Dal 2003 ad oggi Syndial, la società ambientale dell’Eni, ha speso 254 milioni di euro per le attività di risanamento ambientale nelle aree e nel sottosuolo dell’Enichem di Monte Sant’Angelo. Per il completamento degli interventi si prevede una spesa di ulteriori 86 milioni di euro, di cui circa 71 per la gestione degli impianti di trattamento acque di falda nei prossimi 15 anni. Per le attività in corso Syndial impiega 13 lavoratori diretti e, mediamente, 23 indiretti. Oggi l’area è stata reindustrializzata grazie al contratto d’area, un’operazione inconcepibile alla luce del fatto che l’a zona non è stata completamente bonificata e ci viene il dubbio che la volontà sia stata quella di seppellire per sempre quello che per troppi potrebbe apparire scomodo da smaltire. Un loro slogan recita: “vogliamo ridare vita ai territori”, un altro “ridiamo energia ad acqua terra e rifiuti”.In 12 anni di esercizio degli impianti sono stati estratti e trattati circa 13 milioni di metri cubi di acque sotterranee e sono state reimmesse complessivamente circa 21 milioni di metri cubi di acque dolci. È stato stimato che sono stati rimossi: composti azotati circa 1.200 tonnellate, 12 tonnellate di arsenico e 1,8 tonnellate di benzene e toluene. Un altro slogan Eni recita: “nella sfida contro il rischio scegli testa altrimenti croce”. Non si dica più che l’Enichem è di Manfredonia perché è di Monte Sant’Angelo. Di Manfredonia è invece la croce.

Raffaele di Sabato

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Ambiente · News

Commenti

  • Pingback: L'Enichem di Monte Sant'Angelo, 43 anni dopo…

  • Rettifica dei confini. La legge lo prevede quando un territorio e’ a ridosso di un centro abitato. Nessuno si è mai interessato, realmente, a tale possibilità. Non ci sarebbe stato danno e nemmeno la beffa. Tra l’altro quel territorio era di Manfredonia ed è rilevabile anche da atti di stato civile. Ora facciamolo ritornare a questo paese restituendo il Bosco di Cavolecchia. Spero che qualcuno si adoperi.

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    Pasquino 04/06/2019 8:28 Rispondi
  • Non si dica più che l’Enichem è di Manfredonia perché è di Monte Sant’Angelo. Di Manfredonia è invece la croce.
    Nell’articolo si parla di croce, ma quanti sono stati i manfredoniani assunti da Enichem? Quanti manfredoniani hanno “goduto” della presenza dell’azienda, quanti sono stati i cassa integrazione per un’intera vita?
    Per cortesia, meno campanile!

    INNOCENZO LOGUERCIO 03/06/2019 9:49 Rispondi
    • SE SOLO FOSSIMO STATI MALATI DI MAGGIOR CAMPANILISMO LA STORIA SAREBBE STATA DIVERSA… RdS

      Redazione R. 04/06/2019 6:21 Rispondi

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