Lo scorso febbraio, la giunta municipale di Manfredonia predisponeva l’atto d’indirizzo concernente l’istituzione di aree urbane da destinare a parcheggio pubblico a pagamento senza custodia, con l’utilizzo di appositi parchimetri. Un anno prima, il 22 gennaio 2018, il consiglio comunale approvava il regolamento per l’affidamento in concessione del servizio di gestione dei parcheggi pubblici, individuandone ben 29 zone. Una “storia infinita”. Da premettere che, nel maggio 2001 il Comune di Manfredonia affidava 11 aree a parcheggio alla Società Cooperativa Sociale Sant’Antonio di Manfredonia, operante fino a pochi giorni fa, stabilendone i parametri: gli orari, il costo del biglietto ed il canone da riconoscere annualmente al Comune. Dopo 18 anni, per qualche ragione rimasta ancora a tutti sconosciuta, il dirigente dell’urbanistica di Manfredonia, da disposizione ai Vigili Urbani di rimuovere i cartelli che indicano l’area di parcheggio. L’incomprensibile decisione di eliminare tutte le zone riservate al parcheggio a pagamento, con la relativa rimozione dell’apposita segnaletica, senza, peraltro, aver prima provveduto alla regolamentazione dei parcheggi ha creato degli effetti. 9 nuovi disoccupati, per giunta disagiati, i parcheggi lasciati alla mercé degli abusivi, la mancanza dei relativi controlli e l’inevitabile chiusura della cooperativa che opera sul territorio da ben settant’anni. Uno dei tanti effetti della disorganizzata macchina amministrativa e politica che ha reso più difficile la gestione dei servizi e degli introiti delle casse comunali. Con la precaria situazione politica probabilmente si fermerà anche il bando che avrebbe dovuto avviare la gestione dei parcheggi con i parcometri.
Matteo di Sabato
Questi della cooperativa,perché non vanno ha trovarsi un lavoro serio,anziché stare a gironzolare sempre vicino al comune.È poi x il parcheggio devono partecipare altri cooperative.
Buongiorno,
Ma si è documentato prima di scrivere l’articolo?
La coop in questione operava abusivamente, non aveva più nessuna autorizzazione e di conseguenza non pagava nessun canone x la concessione e nè tanto meno riconosceva una percentuale sugli incassi.
Gli operatori (tutti diversamente abili) percepivano €300,00 al mese anche anche se poi la C.U. riportava un importo diverso (non quello rilasciato da loro ovviamente).
Mi dimostri un atto dal quale si evince che la suddetta coop non operava abusivamente e poi ne riparliamo.
Cordiali saluti.