L’Oasi di Lago Salso è parte di quello straordinario sistema di aree umide di Capitanata, tra i più importanti dell’Italia meridionale. È un sito d’importanza comunitaria e una zona di protezione
speciale. È all’interno di un Parco nazionale, quello del Gargano. È stata Oasi affiliata del WWF. Ha le carte in regola per essere identificata come Zona Ramsar, cioè zona umida d’importanza
internazionale. Se è tutto questo, non è solito merito delle sue origini prima delle bonifiche, del suo passato naturalisticamente prezioso, ma anche degli interventi di conservazione e di riqualificazione ambientale che l’hanno caratterizzata negli ultimi decenni. Un processo di ritorno al passato che ha pochi esempi in termini di progettazione e realizzazione così efficaci in Italia.
Un processo che è comunque in continuità non solo territoriale con il contesto circostante, dal momento che l’area ha mantenuto anche la sua vocazione agricola e ha messo le basi per uno sviluppo turistico responsabile. Che ha, nella sua complessità, le condizioni per combinare tutti questi aspetti. Insomma una grande sfida, che si è interrotta da qualche anno, per una serie di circostanze. Non sta a noi giudicare cosa è accaduto prima del nostro insediamento avvenuto a fine 2017, perché non lo riteniamo un nostro compito, tantomeno lo è dal punto di vista costruttivo. Quello che però possiamo affermare è che abbiamo trovato un’oasi spenta, ferma, e una Società a rischio chiusura. In quest’anno e poco più di impegno – da volontari -, abbiamo, grazie anche alla professionalità di alcuni collaboratori, fatto quanto necessario per rimettere in condizione la Società di operare, in modo che si potesse riprendere il cammino interrotto. Non è stato facile, perché c’è stato bisogno di rimettere a posto le carte, di sanare pendenze amministrative, saldare debiti importanti e recuperare allo stesso tempo crediti, sistemare bilanci non approvati, riallacciare rapporti con le amministrazioni, recuperare lo status di società agricola. È stato un lavoro fatto sotto traccia, non facile, complesso, rischioso, di grande esposizione anche personale. Se oggi usciamo allo scoperto, è perché possiamo affermare che la Società è sulla strada giusta per uscire dal tunnel. Si vede insomma una luce. Tra i risultati di cui siamo fieri, è quella di aver salvato alcuni progetti dati per morti.
In questi mesi, siamo stati in silenzio, non abbiamo fatto dichiarazioni, non abbiamo comunicato quanto si stava facendo, per una questione di responsabilità e credibilità. Non ha senso comunicare i risultati prima ancora di portarli a casa realmente. Non ha senso programmare il futuro, se è a rischio il presente. Chiunque abbia commentato questo atteggiamento come una distanza dalla vita dell’oasi, o non conosceva la situazione o ne era in qualche modo corresponsabile. Un’area protetta, qualunque essa sia, se non è gestita bene, rischia di fallire. Non è un principio astratto, ma una regola. Per gestirla bene, un’area, serve organizzazione, risorse, pianificazione. Le quali non s’inventano da un giorno all’altro, ma vanno trovate, valutate, programmate.
Si può anche non fare alcuna attività e garantire la sola conservazione. Anche questa è una scelta. Che non sarà la nostra. Vogliamo infatti che l’Oasi di Lago Salso possa riprendere il cammino per
completare il disegno per cui è nata. Quindi una gestione integrata tra tutela, educazione, agricoltura, turismo. Un esempio virtuoso per valorizzare un’area così importante e per alcuni versi
unica. Per ottenerlo, occorre però: solidità gestionale, pianificazione, operatività. La solidità gestionale, non può prescindere, nel nostro caso, da una Società che sia in grado di operare, finalmente libera da criticità. Sulla pianificazione presentiamo oggi un programma quinquennale dove abbiamo individuato alcuni obiettivi prioritari da raggiungere al meglio delle possibilità. Sull’operatività, oltre a chi è già sul campo da mesi, abbiamo individuato una figura di coordinamento, di grande esperienza e professionalità. Sono i primi passi, per un ritorno a quella normalità di gestione che è condizione necessaria per andare avanti. Ci sono alcuni nodi da sciogliere. I quali sono per noi motivo di sfida. Intanto l’acqua. Che è tutto in questa terra. Intanto perché è un’area umida e quindi ne è presupposto irrinunciabile. Poi perché è risorsa per le attività produttive. Chi pensa che ci sia conflittualità tra questi due mondi, compie un duplice errore. Intanto perché in un mondo sempre più popolato, la convivenza tra ambienti naturali e territori utilizzati, è una condizione imprescindibile. E poi, perché se gestita bene, l’acqua è sufficiente per tutti. Basta volerlo e non speculare sulle difficoltà. In questo caso abbiamo più volte chiesto la convocazione di un tavolo tecnico aperto a tutti gli interessati. Un tavolo non formale, ma di sostanza. Come Oasi abbiamo le nostre idee e siamo pronti a confrontarci con chiunque abbia a cuore la soluzione del problema. Poi la fruizione. Un’oasi così vasta e articolata, ha bisogno di una zonazione funzionale alla visita di tutti. Ecco perché come primo progetto già cantierabile c’è quello di spostare l’ingresso dove è già presente il Centro Visite – da riattivare – e da lì far partire un percorso che conduce ad un’area umida attrezzata. Con il tempo poi, si potrà facilitare la fruizione di tutta l’oasi, come del resto è già possibile. Poi la valorizzazione degli immobili. Ci sono interventi anche di messa in sicurezza da fare, nuove destinazioni da verificare, lavori di ammodernamento da realizzare. Proprio in questi giorni abbiamo avuto in consegna l’immobile da destinare alla ricettività: sarà sicuramente uno degli impegni che ci sentiamo di prendere già a breve.
Infine, non ultimo, anzi, il completamento del ripristino ambientale e nuovi progetti sulla biodiversità. Tutto questo è stato possibile e sarà possibile, se ci sarà un lavoro di squadra. Intanto con chi è coinvolto direttamente nella proprietà e nella gestione dell’Oasi. E cioè l’Ente Parco nazionale del Gargano e il Centro Studi Naturalistici. Così il Comune di Manfredonia. E poi tutti gli attori del territorio, confinanti o di prossimità, con cui vogliamo lavorare ad un piano di sviluppo ambientale e sociale, che ci veda tutti protagonisti. Nelle prossime settimane, oltre a consolidare il rapporto con i Carabinieri Forestali – che ringraziamo per il prezioso apporto alla tutela dell’area – vorremmo stipulare forme di collaborazione con associazioni, enti, imprenditori, affinché ci sia una condivisione di progetto e un’adesione alla sua realizzazione.