In questi giorni è accesso il dibattito sulle disposizioni della recente Ordinanza n. 2/2019 emanata dall’Autorità di Sistema Portuale. A causa dei comportamenti irrispettosi verso l’ambiente e i luoghi
pubblici testimoniati dalla presenza di rifiuti, oli esausti e tanto altro nel porto commerciale, l’Autorità portuale sta installando apposite telecamere per garantire una maggiore sicurezza e individuare gli “sporcaccioni”. L’emanazione della suddetta ordinanza rientra nella logica di disciplinare al meglio gli accessi e le soste nel porto commerciale. Riprende quanto già stabilito dalle precedenti del 2007, prorogando fino a giugno ‘19 la validità dei permessi in vigore. Invece i nuovi permessi saranno subordinati alla presentazione di apposita istanza, corredata dalla quietanza di pagamento. Sono esentati dall’obbligo del permesso: le ambulanze e i veicoli per i servizi di emergenza; i mezzi di servizio della Capitaneria di Porto, delle Forze di polizia, della Dogana e dei Vigili del Fuoco; i mezzi di servizio di Enti Pubblici e i mezzi di servizio tecnico-nautici. Gli operatori e gli esercizi commerciali chiedono una maggiore attenzione verso le loro perplessità ed esigenze, manifestando delle preoccupazioni perché il “nuovo” regolamento non è pienamente esaustivo. Non disciplina gli accessi al porto per i disabili che necessitano di automezzi perché impossibilitati ad andarvi a piedi. Inoltre non ci sono parcheggi utili a lasciare il proprio mezzo in sicurezza per poter accedere a piedi ai servizi del porto commerciale. Qualora la telecamera fotografi l’autista privo di permesso s’incorre in salate contravvenzioni. Le disposizioni portuali se da un lato sono attente a regolamentare gli accessi e le soste nel porto commerciale per garantire una maggiore sicurezza, dall’altro non hanno un occhio attento verso le esigenze di quanti vivono il periodo primavera-estate come propizio per lo slancio delle attività turistico-commerciali. Quindi i regolamenti andrebbero implementati, considerando anche tali esigenze per lo sviluppo occupazionale e imprenditoriale. I grandi porti commerciali pugliesi e non, sono attrezzati di apposite “aree” circoscritte per garantire la “sicurezza” ed altre invece sono liberamente accessibili, incentivando così il turismo locale e non, e quello straniero. Quindi perché le istituzioni locali non adottano le logiche dei “porti aperti”, limitando precise aree per la “sicurezza”? Occorrerebbe tessere un’efficace lavoro sociale di rete, mettendo a sistema tutti i “nodi” coinvolti per far sviluppare l’economia del territorio, tutelando al contempo l’ambiente e la sicurezza pubblica.
Grazia Amoruso