Dovrebbe essere di circa 15 milioni il debito accumulato dal Comune di Manfredonia, da ripianare nei prossimi 10 anni. Gli ultimi rendiconti hanno fornito dati discordanti ma quando si ha a che fare con i bilanci pubblici, dove le poste possono essere analizzate in modo diverso, ogni prospettiva può fornire un dato differente. E non è facile addentrarsi in questa materia senza incorrere in errori di valutazioni populiste e pressappochiste. Un fatto è certo: siamo messi male e le cause sono molteplici. Senza andare troppo lontano, oggi i tempi sono diversi rispetto agli anni dell’amministrazione Prencipe 1995/2000 e Campo 2000/2010. Anni di grosse risorse finanziarie provenienti dallo stato centrale, gli anni delle consulenze d’oro, delle pianificazioni strategiche sul piano regolatore ed i macelli burocratici ed ambientali sui nuovi comparti, i cui effetti stiamo “subendo” ancora oggi. Gli anni del fallimento della Gema (la società di gestione tributi fallita nel 2013) i cui debiti saranno presenti nel bilancio comunale per molti anni ancora. Gli anni del contratto d’area, nato sotto una cattiva stella, tra errori di progettazione e di valutazione, visto che a distanza di 20 anni, si sta cercando ancora di avviare quei servizi basilari per le imprese insediate. Oggi siamo alla resa dei conti, dove il Comune di Manfredonia ha sfiorato il dissesto finanziario, il fallimento, che avrebbe significato un ulteriore danno di immagine ma ancor di più una mannaia per i tanti piccoli/grandi fornitori della macchina amministrativa che avrebbero visto almeno dimezzare il proprio credito. E dietro ad un fornitore di servizi o prodotti ci sono persone che lavorano. Tutto questo è stato scongiurato dall’approvazione del piano di riequilibrio finanziario 2018/2027, in un consiglio comunale tenutosi di domenica pomeriggio, approvato da 12 su 25 componenti il consiglio comunale (oltre al Sindaco). Il Comune nel corso dell’ultimo decennio, è stato destinatario di diverse pronunce specifiche formulate dalla Sezione Regionale della Corte Conti, che oltre ad accertare una lunga serie di criticità, ha chiesto all’ente l’approvazione di un piano di rientro triennale (esercizi 2017-2019), con obbligo di monitoraggio semestrale. Piano approvato dal consiglio comunale il 26 giugno 2017. Progetto che prevedeva l’integrale pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili esistenti, oltre alla completa restituzione dell’anticipazione di tesoreria ottenuta e la ricostituzione dei fondi vincolati eventualmente utilizzati. Piano considerato dalla stessa Corte dei Conti eccessivamente ottimistico e che già nel primo semestre, fine 2017, la situazione di cassa risultava sensibilmente peggiore di quella prevista nel cronoprogramma contenuto nel piano. Gli organi di controllo accertavano infatti, il mancato rispetto del Piano di rientro, invitando il Comune di Manfredonia ad avviare e a realizzare con la massima rapidità le misure correttive previste, oltre ad ogni altra misura necessaria. Il rendiconto presentato a fine luglio 2018 faceva registrare uno scostamento significativo, non solo in relazione alle azioni correttive previste e non realizzate, ma anche in termini di fabbisogno di liquidità, portando laCorte dei Conti a pronunciarsi in questo modo: “Questa sezione ritiene prioritario ed indispensabile evitare un ulteriore aggravarsi della situazione finanziaria del Comune di Manfredonia. Pertanto, l’accertamento del mancato rispetto degli obiettivi fissati dal piano di rientro per la fine dell’esercizio 2018, attestando il perdurare dell’inadempimento dell’ente rispetto agli obblighi assunti, potrà determinare l’applicazione nei confronti dell’ente di diverse misure alternative… L’omesso o tardivo ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario oppure alla dichiarazione di dissesto eventualmente dovuti può, arrecare ulteriore detrimento allo stato economico-finanziario di un ente già gravemente compromesso, sia per il rischio di una ulteriore involuzione della situazione, sia per l’impossibilità di avvalersi delle numerose agevolazioni offerte dalla legge”.A fine gennaio 2019 il Comune affida ad un gruppo di lavoro specializzato di Bergamo, la stesura del piano di riequilibrio finanziario pluriennale, costo 42 mila euro. La nostra struttura amministrativa non è dotata di figure in grado di redigere piani così complessi e tecnici. Un piano di riequilibrio che prevede 10 anni, fino al 2027, di importanti sacrifici per la nostra comunità. Un piano che, attraverso l’aumento delle aliquote di diverse tasse, la vendita di beni immobili comunali e l’utilizzo del fondo di rotazione (fondo a tasso agevolato), dovrebbe portarci a pareggio nel 2027, anche se lo vediamo come un miraggio nel deserto. “E’ il momento di guardare avanti con ottimismo”,dice qualcuno, “è una parola…”dicono tanti altri. Non ha funzionato la direzione politica che ha lasciato correre delle situazioni che nel tempo sono diventate croniche, questo accompagnato da una burocrazia che ha bloccato le assunzioni, ha ridotto le risorse verso i comuni. Gli enti pubblici funzionano grazie ad organici strutturati. Se viene meno, il senso di responsabilità in primis, la competenza in materia, l’organizzazione del personale disponibile e poi le risorse umane in grado di sviluppare il pesante lavoro burocratico previsto dalla legge e l’assistenza ai cittadini con i servizi, allora si arriva al punto in cui siamo. Il blocco delle assunzioni negli enti pubblici ha ridotto il loro ruolo di controllo. Siamo arrivati ad una tale situazione di sbilancio tra entrate ed uscite poiché chi doveva occuparsi di incamerare risorse non ha svolto a pieno il proprio ruolo, sotto l’occhio consapevole dei vertici del nostro governo cittadino che, seppur cosciente del disservizio, poco o nulla poteva fare nel riorganizzare una macchina burocratica messa a punto dagli “equilibri” di partito che ben preservano le ultime aree di privilegio e di scambio di favori. Che la nostra Gestione Tributi abbia operato male determinando lo stato in cui ci troviamo, era ed è risaputo, lo diciamo da anni e lo ha certificato anche uno studio esterno commissionato anche dal Comune per riorganizzare questo settore. Lo ha certificato anche la Corte dei Conti. La gran parte delle tasse incamerate fino ad oggi sono state quelle degli onesti cittadini: è il caso delle imposte sulle aree fabbricabili, dove solo chi autodenunciava la proprietà pagava, gli altri non ricevevano nemmeno l’accertamento. Tante situazioni anomale sono venute fuori da alcune modifiche imposte dalla legge sulla redazione dei bilanci pubblici. Nel 2016 gli enti pubblici si sono dovuti adeguare redigendo il bilancio armonizzato, più dettagliato, che ha messo in luce, a differenza di prima, tutte le situazioni oggi magicamente affiorate, ed evidenziate dagli organi di controllo esterni, ma assolutamente note ai dirigenti di settore e politici. Per mancanza di organizzazione dirigenziale, molte aliquote di tasse previste non sono state adeguate negli anni, troppi evasori non perseguiti. Molti degli spuntisti (chi occupa un posto al mercato occasionalmente), o coloro che detengono uno spazio fisso nel mercato settimanale e di Santa Restituta, non pagano per via di una burocrazia folle e per il mancato accertamento. L’ex assessore alle attività produttive, Carlo Cinque, pianificò con i molti commercianti inadempienti dei mercati, una rateizzazione del loro debito pregresso addirittura in 120 rate, 10 anni. Molti di loro, pagate le prime rate, le hanno poi sospese. Nessuna o scarse intimazioni a pagare da parte delle autorità competenti. Per ottimizzare il costo dell’ufficio di collocamento, al Palazzo della Sorgente hanno unificato quello di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo, comuni che si appoggiano sulle nostre strutture, ma che non pagano a loro volta. Tante piccole banali situazioni di ordinaria disorganizzazione che ci hanno portato ad un dissesto che era assolutamente prevedibile. Manca un’organizzazione che metta in condizione i controllori di svolgere il proprio lavoro e scarseggiano sempre più gli accertatori. Fare il proprio dovere come cittadino è’ una questione di senso civico, latente dalle nostre parti. Diversi vigili, anche neo assunti, che hanno chiesto il trasferimento in altra città non sono stati rimpiazzati da nuove risorse perché la legge non lo permette. Il piano di riequilibrio finanziario cambierà le cose anche perché dovremo recuperare risorse per 392 mila euro nel 2019, e poi dal 2020 fino al 2027 avremo una rata di debito pari a 1.800.000 euro l’anno. E’ finita la pacchia, si spera, per Gestione Tributi SpA: 58% Comune di Manfredonia, 2% Comune di Monte Sant’Angelo e 40% Adriatica Servizi srl. Società che fino al settembre 2018 incamerava oltre un milione di euro di utili sulla riscossione delle tasse degli onesti, ma non si è mai capito che fine abbiano fatto questi bottini. Oggi è stato azzerato l’aggio (la percentuale sulle nostre tasse da loro percepite) poiché fino all’affidamento del servizio a nuovo gestore, gli sarà garantita solo la copertura dei costi vivi. Approvato d’urgenza l’adeguamento dei diritti di segreteria sulle iniziative edilizie; aumentate del 50% le tariffe dell’imposta comunale sulla pubblicità e pubbliche affissioni; aumentano le tariffe sugli spazi ed aree pubbliche (passi carrabili, insegne, distributori di carburanti, box mercati, tende parasole, fioriere, ecc.). Aumentano le tariffe sul trasporto scolastico, aumenta la IUC (Imposta Unica Comunale) ex IMU. Ridotti i compensi al Sindaco, al suo vice, al Presidente ed ai consiglieri comunali e agli assessori che vengono ridotti in numero di una unità. La questione è che, al di làdel colore del governo politico della città, di oggi o di domani, se non si cambia radicalmente l’organizzazione della macchina amministrativa non ci sarà piano di riequilibrio che potrà tenere testa alle esigenze di una città complessa come Manfredonia. Una città, come tante altre della nostra povera Italia, alla ricerca di un equilibrio di sistema tra politici mercenari (e li troviamo nel PD, nei 5stelle e nella Lega per Salvini), malviventi e cittadini disonesti, che fanno emergere le cose negative rispetto alle tante meraviglie di cui siamo “ricchi”. Non abbiamo molta scelta, o cambiamo città, e non è detto che la musica cambi, oppure cerchiamo di cambiare la nostra città e prima ancora il nostro modo di vivere in una comunità.
Raffaele di Sabato
Altro che diminuire i compensi,questi sono da mandare in galera, e requisire tutti i beni che hanno.Questa gentaglia x un loro tornaconto politico, non facevano pagare a nessuno,vedi i mercati della croce è quello di monticchio,x non parlare dei vari parcheggi abusivi che ci sono.Intanto adesso come sempre chi pagherà saranno gli onesti cittadini che fino adesso hanno pagato tutto.Cittadini di Manfredonia, si come questa gente che sta sul comune sono dei trasformisti, alle prossime elezioni comunali di sicuro si infileranno in altre liste,perciò dove li vedete non li votate ricordatevi di quello che ci hanno fatto.
Egregio di Sabato, lei titola l’articolo “La resa dei conti….” Più che una resa e’ la presentazione del cetriolo dell’ortolano che, come in passato, e’ stato posto ai cittadini di Manfredonia. Loro hanno hanno posto sul lastrico un intero territorio ma le conseguenze nefaste saranno a carico dei contribuenti. Che dire di cotanta superbia quando si afferma che il riequilibrio porta a guardare al futuro. Forse al loro futuro con la saccoccia piena visto che il nostro, come se non bastassero tutti gli altri debiti, e’ stato ipotecato per oltre 1.800.000 euro, per dieci anni. Facevano tutto per il bene e gli interessi, così affermavano anche se il dubbio nasce spontaneo, del paese ed ecco che ci arriva il famosissimo cetriolo. La cosa più strana è che i preposti ai controlli, invece di staccare la spina, definitivamente, fanno muina, dandogli ossigeno. Io mi chiedo e chiedo: “Come mai”???? Le opposizioni cosa stanno facendo di concreto per far saltare il banco???? Forse Lega e M5S dimenticano che stanno loro al governo. I nostri restano in sella non per competenza e merito, ma per incapacità di chi, avendo un governo dalla sua parte, non riescono a disarcionarli. Diceva il fu ragioniere capo del comune, ossia Manfredi Cellamare che credo lei abbia conosciuto, che la guerra e’ guerra ed è tutto lecito per vincerla. Spero che chi può possa capire il da farsi, diversamente ci aspettano dieci lunghi anni di lacrime e sangue. Saluti