“Non concluderai nulla!”, le dicevano i compagni quando il 20 agosto del 2018 Greta Thunberg, 16 anni, ha deciso di fare il suo primo sciopero per l’ambiente e un venerdì, invece di andare a scuola, si è seduta di fronte al Parlamento Svedese, raccontando a chi l’ascoltava che bisognava agire subito per salvare questo pianeta. Chissà che cosa ne pensano quei compagni oggi, venerdì 15 marzo? A soli 7 mesi di distanza i ragazzi di tutto il mondo, dall’Australia alla Germania dal Belgio all’Uganda, hanno organizzato il primo Global Climate Strike, hanno fatto sciopero con lei e sono scesi in piazza a protestare contro l’inquinamento. Qualcuno dice che farebbero meglio ad andare a scuola, che se la manifestazione fosse di sabato, pochi aderirebbero. Può essere vero, ma forse il cinismo di sempre questa volta va messo da parte. Mentre Trump riesce a dire che il climate change è un’invenzione, invece di lamentarsi e arrendersi, i ragazzi di tutto il mondo, uniti, per la prima volta scendono in piazza puntando il dito verso gli adulti che continuano a sottovalutare il problema ambiente.
Greta Thumberg ad Amburgo, Germani, in una manifestazione l’1 marzo
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Sono 140 gli appuntamenti previsti in tutta Italia, e migliaia nel mondo. E tutto ha avuto inizio da lei, una ragazzina con le treccine e un visetto che neppure dimostra la sua età. “Sciopero scolastico per il clima”, diceva il suo cartello quel 20 agosto. Da lì in poi lei tutti i venerdì si è seduta in terra davanti al Parlamento, con il suo zaino, i suoi libri di testo, e una piccola stuoia. All’inizio sembrava un po’ isolata. Ma poi una ragazzina belga ha saputo della protesta e ha deciso di fare lo stesso con qualche amica. E poi qualcun altro l’ha imitata in Olanda, Francia, Germania… E la protesta è esplosa ovunque, quasi senza controllo.
Greta parla un linguaggio molto semplice ma chiaro, diretto e incisivo.
Come darle torto? Le morti per inquinamento sono 80 mila l’anno in Italia e 9 milioni nel mondo. Gli episodi climatici estremi sono continuamente in aumento e stanno facendo danni economici e sociali immensi. Se guardiamo poi al settore moda, il secondo più inquinante al mondo, dopo il petrolio, l’esigenza di intervenire al più presto è assoluta. La fashion industry è responsabile di più del 5% delle emissioni totali di carbonio con 32 miliardi di tonnellate (Fashion Revolution); del 20% dell’inquinamento delle acque dolci, causato dai trattamenti e dai procedimenti di tintura dei tessuti; 93 miliardi di metri cubi di acqua vengono impiegati ogni anno nella produzione tessile (Ellen MacArthur Foundation); e fino a 8.000 prodotti chimici sintetici vengono utilizzati per trasformare le materie prime in tessuti (WRAP, 2017).
Quindi il nostro plauso oggi a Greta Thunberg e a tutti gli studenti che hanno deciso oggi di portare all’ordine del giorno un’emergenza assoluta.
La manifestazione svolta a Manfredonia sulla spiaggia Castello.