Lo scorso 6 dicembre il Consiglio Comunale di Manfredonia ha discusso del “Progetto indagine conoscitiva sullo stato di salute della popolazione e dell’ambiente nella città di Manfredonia: proposta di sorveglianza epidemiologica partecipata e permanente” che si è concluso con la delibera della Giunta Comunale dell’istituzione della Casa della Salute e dell’Ambiente, su proposta del Coordinamento Cittadino Ambiente Salute di Manfredonia e della Commissione scientifica. La Casa della Salute e dell’Ambiente nasce dall’indagine epidemiologica svolta che ha evidenziato alcune criticità sullo stato di salute facilmente correlabili con l’inquinamento ambientale. Qual è stato però il percorso quarantennale che ha portato a tale importante traguardo? La Professoressa Rosa Porcu ha accettato di incontrarci per ripercorrere insieme le tappe salienti del cosiddetto Caso Enichem. La conversazione si è articolata a partire da un suo commento trovato sulla sua pagina social: “È stata una tessitura difficile tra metodi e linguaggi differenti (donne/uomini Politica/politica politicante Cittadine, cittadini/istituzioni) ma abbiamo realizzato un ricamo di base per un’Altra Storia della Città!”. La professoressa ci rivela che la lotta contro l’Enichem parte nel 1988. Solo allora Manfredonia comincia a prendere consapevolezza di essere “una città violata, ferita a morte, dimenticata”. Violata poiché la popolazione non è stata correttamente informata dall’industria Enichem a pochi metri dalla Città delle sostanze inquinanti utilizzate nella produzione, soprattutto caprolattame, un fertilizzante agricolo. La strage di Manfredonia può essere definita anche “dimenticata e continuata”perché la città ha subito doppio danno, sia in seguito all’evento evidente, ossia la fuoriuscita di arsenico nel 1976, ma anche a causa dell’indifferenza dello Stato. Continuata poiché le operazioni di bonifica non sono mai state svolte veramente così i materiali inquinanti sono percolati sul terreno o riversati a mare. Nell’88, alla notizia dell’arrivo in città della cosiddetta “Nave dei veleni” la gente si dirige come un fiume verso Piazza Duomo. Si scopre, infatti, che notte tempo si sta costruendo un mega inceneritore di rifiuti speciali, all’insaputa della popolazione. A questo punto Manfredonia insorge, circa 40.000 persone si riversano sul porto industriale. In questo clima le donne appartenenti al Movimento cittadino sono le più attive. Vanno a Roma al Parlamento italiano e al Parlamento europeo, raccolgono 3000 firme e le mandano alla Corte europea di giustizia. Dopo dieci anni la causa viene vinta poiché l’Enichem non ha informato sufficientemente la popolazione. La causa èvinta contro lo Stato italiano perché era un’industria di Stato. “Tutto ciò è stato però messo a tacere, in quanto a Manfredonia non vi è ancora sufficiente consapevolezza, nemmeno da parte delle donne, dell’Auctoritas femminile” continua la prof.ssa Porcu. Dopo circa due anni si verifica lo sgombero delle tende in Piazza. “La classe politica avrebbe dovuto utilizzare quella ricchezza in quanto in piazza si studiava, si analizzava, si progettava una Città diversa in cui non ci fosse più il ricatto della salute in cambio del lavoro.” Con i soldi del risarcimento della Corte europea 20 donne fondano l’Associazione Biancalancia per “tutelare l’ambiente e formare giovani donne”. Un’altra parte dei soldi vengono investiti per il processo contro l’Enichem che – purtroppo – si è conclusa con una farsa poiché si sentenzia che “i manfredoniani sono morti perché mangiavano troppi gamberetti”. Nel 2015, l’attuale Sindaco, su proposta del Dottor Maurizio Portaluri, comincia una Ricerca Partecipata cioè una ricerca non solo di natura tecnico-scientifica ma svolta con la guida della popolazione per verificare lo stato di Salute della popolazione e dell’ambiente. Dopo tutti questi anni di lotte, grazie alla sinergia tra scienziati e cittadini, lo scorso 6 dicembre nasce La Casa della Salute e dell’Ambiente con l’esigenza di voler creare un Osservatorio in cui il passato possa essere studiato per aprire porte verso il futuro. Affinché però la Casa della Salute apporti cambiamento alla città, attraverso progetti di bonifica controllati è necessario che venga abitata soprattutto da ragazzi e ragazze con obiettivo comune: la salvaguardia e la tutela del proprio territorio.
Angela la Torre
Una città così piena di risorse, come poche, trattata in questo modo