Nota del Garante dei diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia, Ludovico Abbaticchio.
“Il tema delle donne viste come cibo, o merce, o oggetto del desiderio. Niente di nuovo sotto il sole nonostante il femminismo, la liberazione della donna, il progresso. L’oggetto-donna si è trasformato secondo il desiderio maschile e la sua fantasia erotica come oggetto di piacere. Bambole di gomma fatte di carne umana.
Ma, a Foggia, l’orrore si allarga, i corpi/merce producono merce che viene venduta come un qualsiasi scambio economico. L’orrore non ha fine e rileva tutte le sue mostruose implicazioni. Vendere il bambino nato da un atto di violenza e costrizione.
Si avvicina Natale e siamo invasi da pubblicità che mette in scena famiglie che recitano l’attenzione e la cura dei propri figli mentre il valore del nostro corpo, nella realtà, perde sempre più valore, valore etico ma non perde valore economico.
Le nostre bambine continuano ad essere merce sino all’estrema perversione, lo sfruttamento dei minori da parte della criminalità organizzata scorre parallelamente al più generale rapporto tra minori e società.
Più la società protegge il minore e più basso è il rischio del coinvolgimento. Quando la protezione cala o è del tutto assente, il minore, che ha una ridotta capacità di resistenza, è abbandonato ai rapporti di forza che si manifestano nella società in cui vive.
La criminalità organizzata è una delle componenti delle società contemporanee, anche se non sempre e non dappertutto con la stessa virulenza. Nelle società ricche perché colloca i suoi ‘prodotti’, soprattutto gli stupefacenti e, nelle società povere, dove recluta manodopera e, a volte, la materia prima, come i bambini per gli abusi sessuali.
Dove le società non prevedono politiche di sostegno dei bambini è inevitabile che i più poveri tra loro siano coinvolti nei meccanismi criminali.
Dove le società invece prevedono queste politiche, il bambino corre meno rischi.
L’intervento giudiziario, per quanto generoso, può risolvere casi singoli ma non può sostituire le politiche sociali.
Le competenze e le responsabilità professionali dei giudici minorili costituiscono un formidabile sostegno e sprone per le politiche sociali. Mi auguro quindi, come Garante regionale dei Minori, ai fini della costruzione di adeguate politiche sociali, un dialogo permanente, non occasionale, tra magistratura minorile e responsabili di tali politiche.
In particolare mi auguro che i dirigenti amministrativi apicali dei Comuni, delle Regioni e dei Ministeri possano rendere più agevoli e flessibili le procedure burocratiche delle strutture pubbliche che nel territorio agevolano i servizi di assistenza ai minori sviluppando cultura di accoglienza e di inclusione contro quella dello sfruttamento minorile”.