Il libro di Gaetano Prencipe e Franco Rinaldi, che raccontava la storia della Banda dei Monelli, ben presto diventerà un film. Sarà un docu-film in cui gli stessi protagonisti di questo particolarissimo capitolo di vita della nostra città racconteranno i loro ricordi a riguardo. La sceneggiatura è stata scritta dal manfredoniano Donato Robustella, trapiantato a Roma, che ne curerà la regia. Il film sarà prodotto da Paolo Zanotti. Un pezzo di storia di Manfredonia davvero interessante anche perché i Monelli costituirono il primo concerto bandistico in Italia formato da ragazzi tra i 9 e i 16 anni, e all’epoca ebbe degli importantissimi risvolti sociali. Tutto partì da un’idea del direttore didattico della scuola Croce Antonio Valente che, a metà degli anni ’60, affidò al Maestro Lorenzo Leporace, già direttore del concerto bandistico “Città di Manfredonia”, l’incarico di insegnare la musica e formare una banda musicale aperta ai bambini. Il Maestro accolse con entusiasmo la proposta e partì subito con i bambini di prima e seconda elementare. All’epoca se ne occupò perfino il programma TV SETTE della RAI che girò un servizio su questa iniziativa della scuola Croce, sostenendo l’idea e favorendo la ricerca di fondi, che non tardarono ad arrivare. Questo diede al Maestro Leporace la possibilità di dar vita ad un miniconcerto bandistico che, anche se composto da ragazzini e da ragazzine dei quartieri popolari, eseguiva un repertorio di tutto rispetto. Nacque così il “Mini concerto bandistico – I Monelli”. I bambini degli anni ‘60 non avevano molte possibilità di svago come oggi. Oltre alla scuola l’alternativa era la strada. Quindi indirizzarli verso la musica, che portavano in giro in molti paesi della Puglia, fruttava alle famiglie anche un piccolo reddito. Inoltre, per abbattere i costi delle tournée il Maestro Leporace faceva passare i piccoli monelli come trovatelli, quindi le donne dei paesi ospitanti, impietosite e incalzate dai parroci, spesso li ospitavano a pranzo. Il film metterà anche in evidenza che dietro all’aspetto festoso di una banda che passa per le vie cittadine nei giorni di festa ci sono impegno e sacrificio, e per i giovani monelli il sacrificio non era solo studio e prove per tutto l’anno sotto lo sguardo severo del maestro, ma anche trasferte lontano da casa. Un’esperienza che, tuttavia, ha segnato positivamente le vite dei tanti ragazzi che ne fecero parte. Tanti di loro, infatti, lasciata la banda, non abbandonarono la musica, ma continuarono a studiarla in conservatorio, e ne fecero il proprio mestiere; altri suonano ancora nella banda municipale, uno di loro addirittura la dirige.
Mariantonietta Di Sabato
Ho servito la Città di Manfredonia negli anni ’70 ed ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente sia il Direttore Valente che il Maestro Leporace: ho di tutto ciò un eccellente ricordo. E mentre ascolto (per mio diletto) la SInfonia n. 5 di Tchaikovsky, voglio rammentare a me stesso un episodio di quegli anni. SI festeggiava la Madonna di Siponto e c’erano due bande “di giro” oltre ai Monelli. Mentre i Monelli eseguivano una marcia le altre due riposavano in attesa dell’oremai desueto mattiné: ad un certo punto sentii una voce chiamare “maresciallo” ed istintivamente mi girai (ero in abito civile) ma non vidi il possibile interlocutore. Mentre giravo lo sguardo per individuare chi mi aveva chiamato, mi si avvicinò uno dei bandisti (aveva con sé il corno, il mio strumento preferito) e volle chiarire che ad essere stato chiamato era lui, maresciallo in pensione dell’Esercito. Fece ciò avendo notato il mio gesto per cui mi disse… sicuramente anche lei è un maresciallo. Fu così che ci presentammo e nell’udire il mio cognome quasi trasalì… conosceva bene mio cugino, il papà di Chiara, e di nome anche mio padre. Il clou dell’episodio è che lui mi raccontò che da bambino era stato un… discolo per cui al suo paese, in provincia di Avellino, aveva fatto tante ragazzate da essere stato acciuffato dai carabinieri e portato a… Campobasso, in una sorta di casa di rieducazione che chiamavano il serraglio. Povero ragazzo! Ma qui trovò la sua buona sorte: un giorno si presentò al serraglio il maestro Tufilli, che all’epoca dirigeva la banda cittadina, e chiese chi di quei ragazzacci volesse studiare musica: lui si propose ed ha terminato la sua brillante carriera con il massimo grado di sottufficiale nella Banda dell’Esercito e con l’incarico (che non è poco) di primo corno, posto poi occupato da un proprio figliolo… non per meriti di serraglio certamente.
Questo, o anche questo è la musica, e la banda in particolare! E intanto grazie a Carla Lupoli a cui mando un abbraccio!