Lunedì 4 Novembre 2024

Noto pregiudicato torna in carcere per violazione dei domiciliari

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Nella mattina di giovedi scorso i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Manfredonia hanno eseguito un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare degli arresti domiciliari con la detenzione in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, nei confronti del 37enne RIGNANESE Pietro di Manfredonia.

Il provvedimento scaturisce dalle intense attività di controllo che hanno portato a riscontrare le violazioni alle prescrizioni imposte all’uomo dall’Autorità Giudiziaria, che gli aveva concesso da meno di un mese il beneficio degli arresti domiciliari.

Il RIGNANESE, infatti, in precedenza si trovava ristretto presso il carcere di Foggia dal 26 ottobre scorso, quando i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Manfredonia, unitamente alla locale Stazione Carabinieri ed a quella di Monte Sant’Angelo, nonché al personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri Puglia di Jacotenente e del Nucleo Cinofili di Modugno, lo avevano arrestato per detenzione di droga, nel corso di un’operazione di contrasto al traffico illecito di sostanze stupefacenti a Manfredonia.

Nel corso di quel servizio erano stati controllati, tra gli altri, Rignanese e il 34enne Palumbo Salvatore, entrambi già noti alle forze dell’ordine per i loro specifici trascorsi in materia di detenzione e traffico illecito di droghe, nei cui confronti erano state eseguite perquisizioni domiciliari e veicolari che si erano concluse con il rinvenimento, complessivamente, di circa 65 grammi di cocaina, occultati in parte nelle loro abitazioni ed in parte in un vano creato ad hoc nel fondo di una delle auto perquisite e sotto il carter di una biciletta riposta in un garage, oltre a bilancini di precisione e materiale da taglio e confezionamento.

In quella circostanza, inoltre, solo grazie al fiuto del cane antidroga i Carabinieri avevano potuto svelare l’astuto stratagemma per occultare la droga ideato dai due, che erano stati arrestati in flagranza.

In particolare, all’interno di alcune lattine di bibite, opportunamente svuotate senza alterarne le linguette di chiusura, erano stati creati degli alloggiamenti in cui nascondere la cocaina, che era poi stata fissata con del silicone ed altro materiale di riempimento. Una volta richiusa con la sommità recante ancora la linguetta integra, ogni lattina appariva, alla vista ed al peso, come nuova. Le lattine, inoltre, venivano conservate nel frigorifero, in modo tale da non destare sospetti in caso di controlli, nemmeno se effettuati per strada, in quanto la loro temperatura non ne tradiva il reale utilizzo.

Sia il Palumbo che il Rignanese, inoltre, avevano installato presso le rispettive abitazioni un completo sistema di videosorveglianza, con telecamere che inquadravano anche le strade limitrofe, potendo così notare per tempo l’eventuale sopraggiungere delle Forze di polizia ed eludere ogni controllo. L’accesso fulmineo in casa e le minuziose perquisizioni effettuate dai Carabinieri avevano tuttavia permesso di rinvenire lo stupefacente, ancorché tanto abilmente occultato.

Nell’abitazione del PALUMBO erano state, inoltre, trovate diverse armi bianche, mai denunciate all’Autorità di pubblica sicurezza, ed in particolare più spade giapponesi (c.d. katane) ed alcuni grossi pugnali, oltre ad una pistola ad aria compressa, dalla quale era stata rimossa la verniciatura rossa all’estremità della canna, in modo da sembrare indistinguibile da un’arma vera, e per tale motivo l’uomo era stato deferito all’Autorità Giudiziaria anche per il reato di detenzione abusiva di armi.

I Carabinieri avevano, quindi, sequestrato, oltre alla droga rinvenuta, anche i bilancini di precisione, le lattine di bibite modificate, le sostanze da taglio ed il materiale da confezionamento trovati in casa, l’autovettura in cui era occultata parte della droga e la bicicletta, le armi bianche e la pistola ad aria compressa modificata, nonché la somma complessiva di quasi 1900 euro, ritenuta essere il provento delle illecite attività di spaccio ad opera dei due arrestati.

Dalle analisi di laboratorio era poi risultato che dal quantitativo di droga sequestrata nel complesso, stando alle tabelle ministeriali sarebbero potute essere ricavate in totale circa 300 dosi.

Entrambi gli arresti erano all’epoca stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria, che aveva poi disposto per i due la misura cautelare degli arresti domiciliari, presso le rispettive abitazioni.

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Cronaca · News

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