Le “Sorgenti Acqua di Cristo” meritano particolare attenzione. Il nome nasce dalla presenza di numerose sorgenti con proprietà terapeutiche. Prima di essere denominate “Acqua di Cristo” erano dedicate ad Ercole salutare per le loro virtù curative, poi, con l’avvento del Cristianesimo esse furono riconsacrate al Salvatore. A parte l’importanza terapeutica dell’acqua sorgiva che da oltre un millennio sgorga in quei luoghi (oggi non più potabile), il tratto di costa di Macchia, in località Calafico, in corrispondenza dell’ex stabilimento Enichem, doveva essere punto di riferimento per i marinai e evidentemente aveva una forte valenza religiosa, infatti in età romana vi veniva venerato Ercole. Il luogo è divenuto famoso per il ritrovamento di un banco di roccia con la raffigurazione di un Heroos (santuario) al cui interno è effigiato Ercole stante poggiato ad una clava, la mano destra che regge una coppa e ai suoi piedi un cinghiale. Prova questa di un culto dell’eroe certamente da non scindere dalla presenza nella zona di numerose sorgenti. Il monolito venne rinvenuto negli anni ’60 dal sottoscritto con Nicola Damiano e Michele De Filippo. Ci recammo sul luogo dopo aver ricevuto una segnalazione per verificare l’effettiva presenza di questo importante reperto. Riscontrata l’importanza della scoperta tornammo in un secondo momento con l’attrezzatura necessaria per riportarlo alla luce e metterlo in sicurezza. Oggi il monolite originale è scomparso e nessuno sa dove si trovi. Unica testimonianza dell’Heroon con la raffigurazione di Ercole è un calco, che fortunatamente venne realizzato, donato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo al Museo Nazionale archeologico di Manfredonia. L’argomento fu ampliamente trattato in occasione del VI Convegno di Studi “Siponto e Manfredonia nella Daunia” organizzato dal 29° Distretto Scolastico di Manfredonia nel 2003. A tal proposito si affermò che “di questa eccezionale scoperta siamo debitori agli amici di Manfredonia Matteo di Sabato, Nicola Damiano, a Cristanziano Serricchio e al compianto Matteo Sansone”. Per amor di verità è da precisare che la scoperta del bassorilievo dell’Ercole salutare fu fatta dai primi due, unitamente al prof. Michele De Filippo, come si evince dalla foto a corredo del presente articolo che ritrae i tre con pala e piccone, dopo aver portato alla luce il monolito coperto di terra, sabbia e detriti.
Matteo di Sabato