Nella notte tra l’1 e il 2 settembre, Matteo Impagnatiello classe ‘52, un clochard di Manfredonia è stato ritrovato senza vita seduto ad una panchina della Villa Comunale. L’uomo, seguito dai servizi sociali, era ormai solito trascorrere, per sua scelta, da diversi anni, la vita in strada. La notizia tempestivamente si è diffusa sui social network, con diverse fotografie nelle quali era possibile notare una copiosa quantità di sangue ai piedi della panchina che in un primo momento hanno fatto ipotizzare che in realtà le cause del decesso non fossero naturali. In seguito ad ulteriori approfondimenti è emerso però che Matteo, era diabetico e che le sue gambe già da diverso tempo sanguinavano a causa delle ulcere che lo affliggevano. Le persone che l’hanno conosciuto lo hanno presentato come un uomo mite che era solito trascorrere il suo tempo seduto ad una panchina nei pressi dell’edicola a pochi metri dall’Ospedale San Camillo De Lellis di Manfredonia. “La mattina, poco dopo il mio arrivo a lavoro, giungeva anche lui, poi a mezzogiorno quando il sole picchiava di più, si allontanava per poi ritornare il pomeriggio. – Ci ha raccontato Paola, la titolare dell’edicola – Era una presenza costante e non vederlo più è strano. Aveva anche stretto amicizia con il mio cane”. Inoltre Paola afferma anche di non aver molto gradito l’accostamento senzatetto / persona dedita all’alcool, in quanto Matteo, non ne faceva affatto uso. Le classificazioni, infatti, gli stereotipi, le etichette non permettono di avere una visione unitaria, integrale ed integrata della realtà. Sono forme di discriminazione. Èper questo che è opportuno, come diceva Gardner, dotarsi di “occhiali nuovi” con i quali osservare il Mondo, non quelli del pregiudizio e della critica negativa, ma quelli del dialogo, del confronto, dell’apertura verso l’Alterità. Attualmente però, nell’odierna società del rischio, dell’incertezza, dell’incompiutezza, l’Altro viene considerato un nemico dal quale proteggersi. Se si indossassero queste nuove lenti si potrebbero comprendere meglio le azioni altruistiche compiute da Matteo comportamenti che per qualcuno magari potrebbero sembrare banali. L’uomo infatti, ad esempio, un giorno, di sua spontanea volontà, ripulì da foglie e rifiuti la zona circostante l’edicola dove era solito sostare, aiutato solamente da dei rami secchi intrecciati. In quell’occasione riempì ben cinque bustoni neri della spazzatura, avendo anche cura di svolgere con precisione e maestria la raccolta differenziata. Quando gli venne offerta la colazione per ripagarlo e ricompensarlo del gesto compiuto, Matteo, non l’accettò, probabilmente perché lo considerava un comportamento di normale quotidianità e generosità. La velocità nei rapporti e nelle relazioni, veicolati spesso dall’utilizzo delle nuove tecnologie e dei media digitali sta facendo perdere all’individuo quelle caratteristiche di humanitas e filantropia che dovrebbero definirlo, in quanto l’uomo è, come diceva Aristotele, “un animale sociale”. La dimensione della condivisione, della partecipazione, della spontaneità della gratuità, sono state sostituite dalle logiche dell’indifferenza, del rifiuto e della solitudine, rendendo muti i richiami d’aiuto, spesso celati ed inespressi.
Angela la Torre
R.I.P.