Semmai ve ne fosse bisogno, il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, ha dato ulteriore prova di strafottenza e disprezzo per la città.
E’ confermata la sensazione – per noi del Movimento 5 Stelle era già certezza – che egli, qualche giorno fa, ha ritirato le dimissioni (presentate circa venti giorni prima) pur non avendo la fiducia della maggioranza, necessaria a garantirgli la sopravvivenza politica.
Come per il caso ASI – che noi abbiamo denunciato in tutte le sedi opportune – nonostante non vi siano le condizioni per ricoprire la carica di sindaco, con somma impudenza, si ostina a rimanere incollato alle sue poltrone, pur sapendo che, in qualsiasi momento, potrebbe intervenire un organo di controllo terzo e decretare d’ufficio – e con ragione – la cessazione dei suoi mandati.
Questo è il “senso di responsabilità” sbandierato a sproposito in più occasioni? E’ ammissibile che continui a condizionare le scelte di un’intera amministrazione? E’ tollerabile che tenga sotto scacco un intero consiglio comunale, sempre prono ai voleri del “capo”?
Sono domande che fluttuano in attesa di risposta.
Come il legittimo sospetto che i consiglieri comunali si stiano prestando, inconsciamente, a garantire a Riccardi un incondizionato sostegno politico, concedendogli tempo ulteriore per portare a compimento una serie di operazioni legate a possibili impegni assunti in campagna elettorale, in cambio di aleatori incarichi, per il momento solo “annusati” e nulla più.
Nel tragicomico Consiglio Comunale messo in scena ieri, su cinque provvedimenti all’ordine del giorno, solo uno è stato discusso, votato, ma non è passato perché non vi era la maggioranza minima per l’approvazione dei provvedimenti.
Che non vi sia una maggioranza coesa ed unità di intenti lo dimostra il fatto che non si ha ancora un nome condiviso da proporre all’assemblea come Presidente del Consiglio. E’ l’inevitabile scotto che il sindaco sta pagando per aver affrontato, e vinto, le scorse elezioni con una coalizione formata da ben otto liste, per nulla interessate ai problemi della città, ma solo ad una spartizione “cencelliana”delle poltrone.
Purtroppo per loro, le poltrone sono poche e gli appetiti numerosi. A ciò si aggiunga il tentativo del primo cittadino di coinvolgere anche Forza Italia (4 consiglieri), proponendo loro la sedia del dimissionario Prencipe (presidenza del consiglio).
I “rumors” raccontano che non ci sia ancora un’intesa sul nome e neanche una smentita ufficiale da parte del maggior partito di opposizione. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.
Naturalmente in questo desolante scenario, i bravi amministratori si son ben guardati dal continuare una seduta cominciata con un sotterfugio (l’inversione dell’ordine dei lavori) e bloccatasi al momento di discutere la verifica degli equilibri di bilancio. Un provvedimento che avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 luglio scorso e la cui mancata approvazione equivarrebbe alla “mancata approvazione del bilancio di previsione” con conseguente scioglimento del consiglio comunale, in barba al “senso di responsabilità” cantato a più voci, in un coro che da tempo “stona” e rivela intenti “spartitori” molto meno responsabili.
E’ superfluo ribadire che la “verifica degli equilibri di bilancio” era stata portata in aula senza il parere dei revisori contabili e senza la presenza degli stessi (in deroga all’articolo 115 del nostro regolamento di contabilità). Siamo pronti a scommettere che, se vi fossero stati i numeri utili, la maggioranza avrebbe approvato il provvedimento, ignorando, una volta di più, quanto previsto dalla legge e dai regolamenti.
Per i più esperti, è utile sottolineare come questo provvedimento era – “ca va sans dire” – privo di una serie di attività previste dall’art.175 comma 8 del TUEL (indispensabili per comprovare l’avvenuta verifica dell’andamento delle varie poste in entrata e uscita a sette mesi dall’inizio del 2018).
Questo porta all’ ineluttabile conclusione che i numeri inseriti in bilancio sono casuali ed utili a coprire “spese certe” che porteranno ad un ulteriore “incremento certo” dell’indebitamento dell’Ente.
In conclusione, cittadini di Manfredonia, questi amministratori, nonostante il fallimento oramai evidente, perseverano nella loro opera di soddisfacimento degli interessi personali, incuranti dei danni causati all’intera collettività.
Noi continueremo ad utilizzare i mezzi a nostra disposizione per informarvi e contrastare tali malefatte denunciando, ancora una volta, questa grave anomalia al Prefetto ed alla Corte dei Conti, nella speranza che – ognuno per le proprie competenze – mettano fine all’incapacità amministrativa di un Ente che ha fatto sprofondare Manfredonia nel degrado che tutti viviamo ogni giorno.
MOVIMENTO 5 STELLE MANFREDONIA