Giovedì 21 Novembre 2024

Strage di braccianti, Riccardi: “Futuro remoto”

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I migranti partono dalle loro terre, lontane a martoriate dalle guerre e dalle carestie, in cerca di un futuro migliore. Guardano al futuro con occhi di speranza ed invece trovano un futuro remoto, perché incerto e imperscrutabile. Remoto perché beffardo, tortuoso che si perde nella falsa retorica di chi potrebbe, ma non può cambiare lo stato di cose che attanaglia l’Italia tutta e la Capitanata in particolare. Remoto perché è un futuro lontano e a volte irraggiungibile, com’è stato per i sedici braccianti morti sulle strade della provincia di Foggia in 48 ore, che hanno perso la vita mentre rientravano dai campi per la raccolta del pomodoro. Giovani uomini partiti dall’Africa per costruirsi una vita ed un’identità e dei quali invece i corpi senza identità e senza vita sono stati ritrovati riversi in quella terra su cui avevano riposto le loro speranze. Vittime di una società che guarda ancora al colore della pelle per ghettizzare e schiavizzare.
Si può e si deve intervenire al più presto, affinché in Capitanata venga messa una volta per tutte la parola fine alla piaga del caporalato. Che non si debba morire per lavoro deve essere una legge universale, al di là della provenienza, del colore della pelle e del sesso. Fermiamo ogni forma di schiavismo. Facciamo sì che chi arriva nelle nostre terre per lavorare, possa essere messo nelle condizioni di sperare davvero in un futuro migliore e non di perderlo per sempre.

Mi unisco all’appello a partecipare “in massa” alla manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori agricoli e dalle associazioni impegnate nell’accoglienza, l’assistenza e l’integrazione dei migranti, mercoledì 8 agosto, con la marcia dall’ex ghetto di Rignano Garganico fino alla prefettura di Foggia.

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