Il comune di Manfredonia ha avviato le pratiche per la riconsegna del mercato ittico e della rinuncia alla concessione demaniale marittima prendendo atto che la gestione diretta dell’amministrazione richiederebbe un impegno economico finanziario “impraticabile” nel panorama amministrativo e contabile attuale. I precedenti che hanno portato il mercato al collasso del mercato sono tanti: gestione fallimentare del Consorzio Gestione Mercato Ittico di Manfredonia (Co. Ge. MIM., in liquidazione dal 2014, alla quale sono attribuibili milioni di euro di debiti nei confronti di Enel e Comune), citazione in giudizio per situazione debitoria superiore a 700 mila euro per prodotti non pagati e recente gestione “forzata” quanto sfortunata di ASE S.p.A., necessaria a colmare l’assenza di soggetti interessati a gestire un mercato in difficoltà. C’è poco da biasimare ad ASE per l’impegno biennale dopo una decade manageriale del Co. Ge. MIM.; la sfiducia dei pescatori nel sistema mercatale, l’abbandono dell’obbligo di conferimento e altri fattori interni al settore (come la riduzione della prosperità marina, ingresso della grande distribuzione come competitor e normative comunitarie penalizzanti) hanno fatto sì che un potenziale gioiello si tramutasse in un incubo per la categoria e le dirigenze ma soprattutto per le tasche dei cittadini, a cui si fa ricorso per effetto della mala gestione politica. In questo clima, agli amministratori è toccato trovare una soluzione in concerto con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale che finalmente si è resa disponibile alla concessione a consorzi o cooperative di produttori con il canone ricognitorio a patto che il comune s’impegni a produrre un progetto di interventi manutentivi per il ripristino del mercato stesso. L’Autorità, infatti, ha la pretesa che il mercato ittico sia ripristinato alle condizioni ottimali prima della riconsegna e l’amministrazione è in attesa degli esiti di un bando che permetterà di ristrutturarlo senza oneri per i contribuenti. Ancora in stallo, invece, è il dilemma sul pagamento del canone che il Comune dovrà versare all’Autorità per la concessione degli anni passati, questione al vaglio della presidenza della repubblica da inizio 2018 che rischia di vessare ulteriormente le casse comunali; si parlerebbe di pagare più di 600.000 euro se fosse riconosciuto l’obbligo di versare il canone concessorio e soli 100.000 circa nel caso in cui venga “abbuonato” il ricognitorio. Ciò che di positivo c’è in tutto ciò, è che nel Giugno corrente l’Autorità di Sistema ha reso pubblico un bando per la gestione del mercato ittico che include criteri di sbarramento come sono la maggiore garanzia di proficua utilizzazione della concessione (esperienza nel settore, natura e rilevanza degli investimenti, programma di promozione, accessibilità), la rilevanza dell’interesse pubblico, il minor impatto ambientale e visivo (impiego di energie rinnovabili e basso impatto ambientale e riduzione e recupero dei rifiuti) e trasparenza sugli addetti da impiegare. Al contrario di ciò che si potrebbe credere, sono ben 2 i consorzi che hanno già manifestato interesse e che sino al 25 agosto – data di scadenza del bando – hanno tempo per perfezionare le progettualità. I limiti da superare sono ancora molti, ma gli intenti degli enti e la serietà del bando lasciano sperare in una ripresa di quell’eredità di famiglia che non si è saputo valorizzare in passato.
Antonio Raffaele La Forgia