Giovedì 21 Novembre 2024

 La Carità non sia solo una parola

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Da due mesi dieci profughi somali, di religione musulmana, sono ospitati e assistiti dalla Casa Sollievo della Sofferenza. A San Giovanni Rotondo grazie ai Corridori Umanitari della Comunità di Sant’Egidio. La storia del piccolo congolese Jean Paul, abbandonato nella giungla.

 “NON POSSIAMO SOTTRARCI ALL’IMPEGNO E ALL’ESERCIZIO DELLA CARITÀ

Stralcio dell’Editoriale del direttore generale Domenico Francesco Crupi sul numero Luglio-Agosto 2018 della Rivista “La Casa Sollievo della Sofferenza” di prossima distribuzione, che ospita tra l’altro un intervento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

 La Carità non sia solo una parola

 Vorrei ora richiamare la vostra attenzione su un’affermazione di Padre Pio che, come altre, risulta fondamentale per comprendere meglio la missione che è stata assegnata alla Casa ed il percorso e le scelte da compiere:

Quest’Opera se fosse solo sollievo dei corpi, sarebbe solo costituzione di una clinica modello fatta con i mezzi della vostra carità straordinariamente generosa. Ma essa è stimolata e incalzata ad essere richiamo operante all’amore di Dio mediante il richiamo della carità“.

I Gruppi di Preghiera devono da noi esigere la pratica di una carità “vera e sincera”, che non conosca confini, che non discrimini per il colore dei volti e le provenienze, ma sia individuata come unico strumento per governare problemi immani, costituendo essa, come afferma Papa Francesco, la vera diplomazia.

Penso al Mar Mediterraneo, da sempre “culla della civiltà”, di recente definito da un autorevole quotidiano italiano laico “Il mare della pietà perduta”.

Di fronte a scenari di morte per uomini, donne e persino bambini, a nessuno è consentito, neppure ad una piccola comunità come la nostra, di sottrarsi  all’impegno e all’esercizio  della carità, all’impegno affinché il mare e le sue spiagge non siano un luogo di morte, ma tornino ad essere luogo di incontri, di solidarietà e spazi di giochi per tanti bambini.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore il Gruppo di Preghiera di La Maddalena, in Sardegna, che ha accolto e ospitato, per una vacanza al mare, i nostri bambini del reparto di Oncoematologia Pediatrica, consentendo loro di vivere una  gioiosa esperienza, che difficilmente dimenticheranno. Un grazie particolare alla Guardia Costiera di La Maddalena, che li ha accolti sulle proprie imbarcazioni, regalando anche un brivido di avventura alla loro vacanza.

Il mare e le spiagge del Mediterraneo devono tornare ad essere luoghi di gioia e di speranza, come lo sono state per i nostri ragazzi in Sardegna.

 È utopia sognare ciò? Anche il nostro pragmatismo ci porta a volte a dubitare, ma non dobbiamo mai smettere di combattere e di pensare al Mediterraneo come ad un luogo dove i bambini di tutto il bacino possano giocare e bagnarsi in serenità.

È utopia sognare ciò? Forse, ma a nessuno  è consentito di privarci della speranza e della visione del mare che dobbiamo avere come cristiani, come operatori di Casa Sollievo e come Gruppi di Preghiera.

E non possiamo non ricordare il giovane Mustafà che, salvato in mare, fu accolto in Casa Sollievo, dove giunse ad uno stadio troppo avanzato della sua malattia. Consola il fatto che il suo soggiorno e la sua morte avvennero nel pieno rispetto della sua dignità e circondato dall’affetto degli operatori della Casa.

Ricordo questo fatto non solo per testimoniare la coerenza del nostro impegno, ma anche per denunciare una sorta di assuefazione alle tragiche storie di quanti sono costretti a fuggire disperatamente dalla loro terra.

I profughi non sono degli avventurosi diportisti o appartenenti ad esclusivi circoli velici, come sembrano lasciar intendere alcuni fra coloro che hanno la responsabilità di governare tali tragedie. Tale approccio è indice di barbarie.

 I Corridoi Umanitari

Esistono vie ben più sicure per permettere alle persone che hanno bisogno di aiuto di arrivare sino a noi e sottrarsi alla violenza, alla fame e alla malattia. Un esempio sono i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio, attraverso cui sono giunti in Casa Sollievo sette bambini e tre madri, provenienti dalla Somalia.

Colgo l’occasione per ringraziare la Comunità di Sant’Egidio e gli operatori dell’Opera di San Pio che hanno accolto, aiutato e curato queste persone bisognose, di religione musulmana, ponendosi  al servizio del prossimo in una logica che esclude ogni forma di discriminazione.

Non più tardi di qualche mese fa, abbiamo accolto un bambino congolese di 18 mesi, abbandonato nella giungla perché affetto da gravissime patologie, esempio evidente e plastico della cultura dello scarto, ma anche di come ci si può opporre concretamente ad essa, se ci si impegna per una continua rigenerazione cellulare della catena della carità.

Trovatolo per caso, suor Angelique, del Centro di Bethanie di Brazzaville, ha chiesto aiuto a Casa Sollievo, che ha subito aperto le sue porte per accoglierlo, curarlo ed assisterlo in questa fase drammatica della sua ancor breve vita, facendo ricorso alla professionalità e alla abnegazione dei suoi operatori.

Il piccolo Jean Paul, che ha già ricevuto il Battesimo, dovrà essere sottoposto a più interventi di chirurgia maxillo-facciale e di neurochirurgia: per tutto il tempo necessario sarà nostro ospite, grazie anche alla generosità dei nostri benefattori.

In via generale, gli atteggiamenti nei confronti delle opere di accoglienza variano tra chi ritiene che debbano essere altri a farsene carico e chi oppone una sorta di priorità gerarchica fra esseri umani, nel riconoscimento dei diritti naturali fondamentali e nell’utilizzazione delle risorse economiche.

In modo simbolico, vorrei sottolineare come l’essersi fatto carico dell’accoglienza di tante persone provenienti da Paesi stranieri, comprese le loro famiglie, non ha impedito alla Casa Sollievo di continuare ad assicurare l’ospitalità gratuita alle famiglie dei bambini ricoverati nel reparto di Oncoematologia Pediatrica, ad assicurare il ricovero, oltre i posti letto in dotazione, a tutti i  pazienti giunti a Casa Sollievo per propria scelta o magari dopo  estenuanti “respingimenti” da altri Pronto Soccorso, né di continuare ad assicurare, attraverso la navetta della solidarietà, il trasporto gratuito da altre città, ai malati che necessitano di cure radioterapiche.

In questo approccio solidaristico va ricompresa l’attivazione, con investimento a nostro totale carico, del Servizio di Cardiochirurgia, tra i più avanzati del Paese, per andare incontro ai bisogni delle persone di questa area geografica, prima costrette ad estenuanti spostamenti verso gli ospedali del Nord, con evidenti disagi anche di natura economica.

Nella nostra piccola esperienza, l’accoglienza inclusiva non ha limitato la soddisfazione dei diritti di nessuno, in quanto ispirata alla visione morale dei diritti della persona umana, propria del Magistero della Chiesa e alla visione etica dell’efficienza quale vettore di giustizia sociale, che consente di soddisfare i bisogni di più persone.

In questo percorso sono stati da guida l’insegnamento e l’umanità di monsignor Michele Castoro, che, nel lasciare in eredità a Casa Sollievo i suoi risparmi, ha consentito l’istituzione di un fondo, a lui intitolato, per l’accoglienza dei poveri bisognosi di cure, da qualunque parte del mondo provengano.

 Fare del bene ad alcuni, quindi, non comporta automaticamente apportare privazioni, né fare del male ad altri. Sostenere il contrario significa essere vittime di ideologismi devianti e porsi in contrapposizione non solo con le regole morali, ma anche con quelle più strettamente economico-sociali.

 La sensibilità sulla dignità della persona umana in una visione inclusiva costituisce, anche sul piano etico, la chiave per comprendere gli sviluppi scientifici e tecnologici che stanno cambiando profondamente il volto della sanità e le aspettative di pazienti sempre più consapevoli.

 

Articolo presente in:
Capitanata · Comunicati · News

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