Dopo pochi giorni dalla sua riapertura, il parco giochi della villa comunale, è stato oggetto da parte di alcuni ragazzi di atti vandalici, simili, è doveroso ricordarlo, a quelli che hanno contribuito alla sua precedente chiusura. Sui social, oltre ad una generale condanna ai colpevoli di tali azioni, la discussione si è incentrata sul comportamento degli adulti lì presenti nel mentre si consumava quanto descritto. Doveroso apparirà pertanto non scindere i due momenti: il vandalismo dei ragazzi da un lato, la reazione degli adulti dall’altro. Il vandalismo esistente nella nostra città, ma, senza fare qualunquismo né ostinarci a vivere nell’ottica del mal comune mezzo gaudio, diffuso anche altrove, è l’emblema di come vi sia, oltre a quella della politica, una profonda crisi della famiglia e della sua funzione educativa. Crisi, nel nostro caso, esemplificabile nel mancato rispetto di un bene comune, di un bene che, pur non essendo personale, può essere fruito dalla singola persona in quanto parte di una collettività. Crisi altresì rintracciabile, e non voglio passare per vecchio matusalemme, nel mancato rispetto dato dai ragazzi in questione, ma anche da altri in altre occasioni, verso gli adulti. Il rispetto che vi era nei loro riguardi, il timore di essere da loro ripresi è ormai cosa persa: l’adulto è solo un ostacolo qualunque alla propria presunta libertà; da non ascoltare o, specie se in gruppo, da abbattere. Naturalmente, è bene sottolinearlo, non tutti gli adulti sono i depositari ultimi del sommo bene. Gli adulti presenti a qualsivoglia atto di vandalismo, anche di questo qui descritto, sono raggruppabili in 3 categorie: i menefreghisti; i timorosi; gli interventisti. 3 categorie di “falliti”: i primi perché senza senso civico alcuno; i secondi perché paurosi per via delle possibili conseguenze del loro agire; i terzi perché pur intervenendo sono inascoltati. A questo triplice fallimento occorre certo reagire ma forse non solo, come auspicato da molti, con più sicurezza e con più forze dell’ordine nelle strade. Se anche ponessimo un cancello, o recintassimo il parco giochi, considerando il non poter mettere ostacoli alla Alcatraz, in quanto tempo saranno aggirate tali misure? Le forze dell’ordine, considerando il loro non godere del dono dell’ubiquità e non trovandoci in Corea del Nord dove il loro rapporto con i civili è quasi di 1 a 1, riuscirebbero a coprire tutti gli oggetti vandalizzabili? Occorre perciò puntare ad una risposta educativa seria. E se le famiglie non riescono ad incidere sul tema, e la situazione è destinata a peggiorare visto che questi vandali, non essendoci per fortuna procedure eugenetiche, prima o poi daranno al mondo dei pargoli che, senza essere lombrosiani, si comporteranno come loro, questo compito deve essere assunto da un altro agente educativo: lo Stato. Con una vera attuazione dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole; con vere multe; con lavori socialmente utili da far svolgere ai colpevoli. Forse allora vedremo meno bambini degni di comparire tra le fila del re vandalo Genserico, ma anche meno adulti menefreghisti; timorosi o inascoltati.
Domenico Antonio Capone