I mondiali di calcio, si sa, sono specchio del vivere presente, nelle sue positività così come nelle sue cretinerie più diffuse. Fra queste ultime vorrei segnalarvi l’accusa mossa da alcuni esponenti dell’ Alternative fur Deutschland, partito di estrema destra tedesco, secondo cui la repentina eliminazione della Germania sarebbe da attribuire all’eccessiva presenza di tedeschi “de jure ma non de facto”, e in particolar modo alle bizze del “turco” Mesut Ozil. La cretineria di questo rutto di pensiero nasce dal fatto che non solo, nel 2014, fu una nazionale tedesca imbottita di “tedeschi-non tedeschi” a vincere il Mondiale e a fagocitare il Brasile con un teutonico 7-1 in semifinale, nel famoso “Mineirazo”; ma anche dall’evidenza dell’anagrafe che segnala il “turco” Ozil come il più tedesco fra i 6 “tedeschi-non tedeschi” di quella spedizione, essendo l’unico fra loro in grado di poter vantare ben due generazioni di antenati tedeschi nel suo albero genealogico. Che si cerchi allora la causa dell’eliminazione in altro, in primis nell’assenza di una punta centrale degna di tal nome! Basta vedere le prestazioni più che oneste di piccole nazionali come la Danimarca e la Svizzera (i cui relativi Stati sono comunque attraversati da conati nazionalistici), infarcite di giocatori oriundi o che hanno semplicemente acquisito la nazionalità danese o elvetica solo di recente. Facendo poi zapping tra le varie analisi post-partita non ho potuto essere attratto dall’amletica questione sollevata dai più svariati commentatori sportivi circa l’opportunità e la credibilità di un allenatore, in t-shirt e con tanto di braccia stratatuate, quale il ct dell’Argentina Sampaoli. Ora, è vero che a incrociarlo di notte in un barrio di Buenos Aires il buon Sampaoli, con i suoi tatuaggi e l’espressione quasi sempre ingrugnita, mette un po’ di paura; ma la sua autorevolezza in quanto ct si è fatta benedire quando vi è stato l’ammutinamento prima e l’autogestione poi dell’intera sua squadra! Di certo tuttavia l’indossare, cercando di rimediare, una tuta bianca in acetone di almeno due taglie in meno di quelle richieste e l’esultare da solo al ricerca vana di un viso amico non ne hanno migliorato le sorti. Se a tutto ciò aggiungiamo che alcuni commentatori di fede napoletana hanno dato addosso al povero ct dell’albiceleste, sparando praticamente sulla Croce Rossa, per poi perdonare le puttanate fatte dal Pibe de Oro (in Russia come ambasciatore Fifa, al costo di 11.000 € a partita, e non come semplice tifoso) anche questa cretineria è bella che servita! La cosa che però mi ha più divertito è stato il generale commento circa la buona prestazione che la nostra nazionale avrebbe sicuramente fatto in questo mondiale abbastanza mediocre. E’indubbio che noi italiani nella mediocrità ci sguazziamo. Ma è doveroso fare due osservazioni: innanzitutto noi a questo mondiale di “strapponi”, di “mezze seghe”, di “palloni gonfiati” non ci siamo neppure qualificati; in secondo luogo la logica del tanto peggio tanto meglio, del mal comune mezzo gaudio non paga. Mai. E non solo nel calcio.
Domenico Antonio Capone