Erano gli anni ’30 quando Siponto si avviava a diventare una vera e propria località turistica per vacanzieri occasionali e affezionati. In quegli anni la zona a sud di Manfredonia era stata protagonista di intense attività di bonifica che le avevano aperto le porte verso un significativo sviluppo turistico. Nasceva, in una zona prossima a quella dei resti archeologici dell’antica colonia romana, un vero e proprio villaggio turistico omonimo. Si trattava di una località caratterizzata perlopiù dalla presenza di villette contornate da pinete e aree verdi. In quegli anni Manfredonia, seppure lontana dalle principali realtà turistiche del tempo, viveva sfruttando le principali risorse primarie del territorio. Il centro urbano contava circa un terzo dei quasi 60.000 abitanti di oggi e si sviluppava principalmente nelle aree a ridosso del centro storico e del tessuto murario medievale. Monticchio, a nord, come tutti i quartieri meridionali a sud di Piazza Marconi non esistevano ancora. Proprio in quegli anni prendeva forma quello che per molto tempo fu il lido di Siponto, per molti più semplicemente Siponto. Andava ingrandendosi una ridente località costiera che diventava un’isola felice staccata dal resto della città, seppur vicinissima al centro di Manfredonia. “Fino agli anni ’70 il lido di Siponto era considerato un luogo di villeggiatura amatissimo dai forestieri, che pian piano cominciarono a popolarlo. Il lido rimase un’isola felice fino agli anni ’70, quando Manfredonia si avviava a ad abdicare al solo ruolo di città turistica e dedita alla pesca e alle attività della terra. In quegli anni l’attenzione su Siponto calò; nel corso dei decenni successivi le amministrazioni comunali ripensarono il territorio, era arrivata l’industria e Manfredonia si apprestava a diventare un centro in fortissima espansione, le sterminate distese di fichi d’india che circondavano la città cominciavano a lasciare spazio ai palazzi, nascevano nuovi quartieri residenziali e Manfredonia si vedeva diventare una delle più popolose città pugliesi, e un punto di riferimento per buona parte del territorio garganico”- ci racconta Matteo, un anziano manfredoniano. “Manfredonia, stava cambiando e gli amministratori locali cominciarono a non sentire più la necessità di provare a puntare sul turismo sul quale si sarebbe potuto puntare lungo tutta la costa, da Siponto a Varcaro. Manfredonia, aveva anche ‘perso’ uno dei suoi tratti di costa più belli, quello immediatamente a nord dell’attuale quartiere di Monticchio. Ci ritrovammo ad essere all’improvviso in un posto diverso, Manfredonia cambiava e si arricchiva di nuove zone urbane. Intanto, erano gli anni successivi al ’70, il lido di Siponto, seppur non più concepito solo come un villaggio turistico a sud della città, stava diventando una meta ambitissima dai forestieri”- continua nel suo racconto l’anziano. “Arrivavano in massa, durante la stagione estiva, erano prevalentemente bagnanti, tantissimi erano foggiani che raggiungevano in treno o in auto le nostre coste per sfuggire alla calura del Tavoliere che soffocava le città dell’entroterra. Intanto quel piccolo villaggio dal quale si aprivano panorami mozzafiato sul Gargano e su tutto il golfo di Manfredonia, era cresciuto e tanti forestieri avevano deciso di comprarvi casa; erano soprattutto foggiani e cerignolani, baresi, campani ma non solo, spesso arrivavano da altre parti d’Italia e trascorrevano qualche periodo qui da noi”. Nel corso degli anni la situazione è cambiata completamente; Siponto, pur rimanendo prevalentemente meta di forestieri, si avviava sempre più ad uno stravolgimento urbanistico, da frazione di Manfredonia si trasformava in un quartiere di quella città che negli anni si era estesa fino ad inglobarla del tutto. Vennero poi gli anni 2000, Manfredonia aveva bisogno di nuovi spazi urbani nei quali far nascere altri quartieri di quella realtà urbana che si credeva in crescita ma che in realtà negli ultimi anni ha, al contrario, sensibilmente perso peso demografico. Nascevano i “Nuovi Comparti”, Siponto non soltanto era stata raggiunta dal resto dell’agglomerato urbano ma adesso veniva inglobata nel resto di Manfredonia. Se tra le generazioni più adulte Siponto è ancora spesso ricordata come una frazione cittadina, lo stesso non lo si può dire per i manfredoniani più giovani. Quella che per i più adulti è la “Pineta di Siponto”, per i più giovani è più semplicemente la “Pineta”, come se non occorresse più specificare. “Oggi il comune sembra non particolarmente sensibile alle problematiche di Siponto. Viale Ozita ed altre strade della zona sono diventate impercorribili; negli anni sempre più manfredoniani hanno comprato casa a Siponto, preferendola ad altre zone periferiche. Occorre superare il gap della sgozzatura ferroviaria che divide in due il versante meridionale della nostra città, occorre ripartire dall’ordinarietà. Oggi la zona di Siponto, che dovrebbe essere il polmone verde di Manfredonia, è sempre meno protagonista di interventi di manutenzione delle aree verdi, le spiagge, a poche settimane dall’arrivo della stagione estiva, non sono ancora state del tutto ripulite. Torno ad avere la sensazione che Manfredonia tutta continui a faticare nel riuscire a gestirsi in modo compatto e durevole. Un tempo avevamo tutte le carte in regola per diventare una della perle del Gargano e sicuramente avremmo potuto contare su una costa lunga e variegata che corre lungo le acque del golfo da Siponto a Macchia”-conclude il signor Matteo. “Probabilmente questa città, in fondo, è rimasta solo un enorme paesone”.
Giovanni Gatta
Egregio Gatta era la fine degli anni sessanta inizio settanta e Siponto aveva d’estate il pienone di gente. Le attrattive erano lo sporting club, il lido Nettuno e il Ninfa Marina. Per le sue strade tantissima gente che diventava quasi impossibile passeggiare. In altre zone, tipo riviera romagnola, incominciavano a nascere le discoteche, ma a Siponto, imperterriti, si andava avanti con quello che già stava. Chi c’era e’ comandava aveva i paraocchi come i cavalli e non eccelleva per lungimiranza e la zona incominciava ad avere un lento declino. Però manteneva quei tre luoghi di divertimento ed intanto erano nate mega discoteche ma a Siponto neanche l’ombra. Questo è l’esempio lampante dell’incapacità dei politici locali a gestire la cosa pubblica. Va tutto bene per gli interessi propri anche se un intero paese muore. Una curiosità: Siponto aveva un codice di avviamento postale diverso da Manfredonia. Saluti