Nel corso dell’attività ispettiva programmata per l’anno 2018 dall’Ispettorato del Lavoro di Foggia, finalizzata a contrastare il fenomeno del lavoro nero e al controllo dell’osservanza delle disposizioni di legge in materia di lavoro e legislazione sociale sulla regolarità dei rapporti di lavoro, gli ispettori del lavoro, congiuntamente con i Carabinieri del NIL di Foggia hanno effettuato, nelle giornate del 27 maggio e del 02-03 giugno, n. 9 accessi ispettivi nei confronti di aziende operanti nel settore delle sale ricevimenti.
Da tali controlli sono state riscontrate nelle nove aziende ispezionate violazioni che hanno riguardato l’occupazione in “nero” di n. 62 lavoratori. Sono stati adottati n. 6 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, in applicazione dell’art. 14 c. 1 del D.l.vo 81/2008 modificato dal D.l.vo n. 106/2009, in quanto è stato accertato l’impiego di personale non risultante dalle scritture obbligatorie in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati; provvedimenti successivamente revocati su istanza delle ditte, previo pagamento delle relative sanzioni regolarizzazione dei rapporti di lavoro.
Sono state irrogate sanzioni amministrative per ulteriori violazioni per un importo complessivo di 207.000,00 euro, nonché è stata accertata una violazione di carattere penale per l’utilizzo di un impianto di videosorveglianza non autorizzato.
Continua incessante l’attività di indagine e di accertamento che l’Ispettorato Territoriale del Lavoro ed il NIL di Foggia hanno saputo tradurre in considerevoli risultati, garantendo una efficace presenza sul territorio.
Quando vi muovete si vede quello che c’è in questo campo (lavoro). Solo con la presenza ed i controlli si può dare un segno tangibile ai fenomeni del lavoro irregolare che purtroppo esiste in tantissimi settori ed in tutti i comparti. D’altronde vale sempre il detto “occorre che si faccia, altrimenti la presenza è inutile” ed è in questo che confidano molti lavoratori, specialmente quelli che “lavorano in tante condizioni irregolari” al SUD.