Grandi assenti nelle ultime, ad oggi, elezioni politiche sono stati gli ideali cattolici, non gli elettori cattolici. Questi infatti, nonostante in Italia si segnali un aumento del numero di atei, di agnostici, di aderenti ad altre confessioni cristiane o ad altre religioni, e nonostante il sentirsi cattolico sia cosa differente che nel passato, rappresentano ancora lo zoccolo duro dell’elettorato nel nostro paese. Vero è che non esiste più la grande, spesso caotica e dai litigiosi timonieri, nave scudocrociata della D.C., in grado di veicolare nell’agone politico tali ideali ma la sua scomparsa nel lontano 1994 non può essere considerata causa primaria di tale assenza. Anche perché non necessariamente un elettore cattolico della I° Repubblica si riconosceva nel partito di Piazza del Gesù. Al posto della Balena bianca abbiamo del resto assistito in questi anni ad una proliferazione di tanti suoi eredi diretti (Partito Popolare; Centro Cristiano Democratico; Udeur; Unione di Centro; una nuova D.C.; Rivoluzione Cristiana) in tutti i poli possibili della politica: a destra, a sinistra, al centro, dentro e fuori il Parlamento. Sicuramente ha inciso, dopo il crollo del Muro di Berlino, un certo splendid isolation, come direbbero gli inglesi, dei sommi pontefici romani Wojtyla e Ratzinger su alcune questioni politiche; ma con il pasionario Francesco, autore della più dirompente enciclica sociale, la “Laudato Si’”, dai tempi della “Populorum Progressio” di Paolo VI, si ha l’impressione di assistere ad un diverso approccio in materia. Forse, allora, proprio il travolgente invito bergogliano all’impegno sociale e politico, oltre certe “riserve di caccia”, può essere la chiave di volta del nostro quesito. Negli ultimi anni, aldilà di una riflessione cattolica tutta interna alla Chiesa e al proprio mondo associazionistico, la partecipazione in prima persona nella sfera politica di candidati ed eletti che si professassero mossi da ideali cattolici si è manifestata quasi solo su certe fisse questioni bioetiche (eutanasia); culturali (studi gender nelle scuole); sociali (unioni civili). Battaglie queste che non condivido ma che rappresentano un sentire che non può essere derubricato a sterile anacronismo o a un puro arroccamento difensivo. A patto che chi si dichiari cattolico e nutra una certa passione politica torni a partecipare alla vita parlamentare e partitica, in queste particolari vigne del Signore, con lo stesso fervore, con lo stesso orgoglio cristiano, anche su altri temi. Perché non si può essere cattolici un tanto al kilo, solo in specifici settori del vivere. Pensiamo al campo economico e alle riflessioni di un Toniolo. Pensiamo alle sane follie internazionali di un La Pira. Alle riflessioni sul parlamentarismo di un Ruffilli. Al già citato ambientalismo bergogliano, alle sue accuse contro la mafia e la corruzione; così come alla decisa presa di posizione sui migranti di Monsignor Galantino. E per contrasto pensiamo poi a quei politici che, autoproclamatisi difensori indefessi della fede e delle tradizioni cattoliche, nascondono, dietro pubblici e blasfemi giuramenti sul Santo Evangelo, i sentimenti più beceri ed anticristiani possibili.
Domenico Antonio Capone