La democrazia si impara ad apprezzarla e proteggerla anche attraverso il ricordo, così comeuando si dice la verità, non bisogna dolersi di averla detta. La verità viene sempre a galla “la verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.” Ebbene nel 40o anniversario della morte di Aldo Moro, aderendo ad un progetto del Consiglio Regionale della Puglia dal titolo “Moro vive”, l’istituto Galilei, in particolare il Liceo Classico, ha inteso dedicare venerdì 11 maggio, un incontro dibattito al ricordo nel grande uomo politico e per approfondire l’attualità del suo pensiero, attraverso i contributi del giornalista e pubblicista, nonché Dirigente della scuola, prof. Leonardo Pietro Aucello, che ne ha curato un articolato profilo biografico-politico, dalla partecipazione alla Costituente sino alla fine della sua esperienza politica, del prof. Michele Illiceto, che si è occupato del pensiero filosofico-morale di Moro. In tale circostanza sono intervenuti, oltre agli studenti del liceo classico e scientifico, ex docenti ed ex alunni, esponenti della politica, amici del liceo classico, per i quali è stata un’occasione preziosa per ritrovare il significato della intitolazione del liceo ad Aldo Moro. La prof.ssa Rossella Angelillis, in tal senso, ricorda che, quando il Liceo Ginnasio Statale di Manfredonia, nel 1982, intese intitolarsi al nome dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, fu per unanime parere della comunità scolastica in tutte le sue componenti, che si assunse la responsabilità di coinvolgere i giovani, quelli che lo statista chiamava ‘il meglio di noi’ nei suoi impegni e speranze, nella consapevolezza che egli aveva lasciato una preziosa eredità di pensiero e morale, nonché l’esempio della fedeltà all’insegnamento e con esso di una piena comunione con gli studenti. Solo nel 2010 seguì l’intitolazione dell’ateneo barese ad Aldo Moro. Raccontare Moro, oggi, significa parlare di temi cari ad ogni uomo, ma soprattutto ai giovani: ecco perché i protagonisti di tale percorso sono stati gli studenti, che hanno dato lettura, accompagnata da una selezione di musiche dal vivo, di alcune tra le lettere dalla prigionia, che mostrano quale prezzo è stato pagato in nome di valori quali il rispetto delle persone, delle idee, il rigore e la tenacia nel compiere il proprio dovere. Attraverso la tenerezza infinita delle lettere scritte alla cara moglie Eleonora, la lucidità politica di quelle indirizzate ai colleghi della politica e di governo, arroccati in una posizione di “fermezza”, segno di inadeguatezza alla situazione, l’accoramento dell’appello dell’allora papa Paolo VI, (“io mi inginocchio…liberate Aldo Moro,… Uomo buono e onesto”), sino alla sua omelia affranta in occasione dei funerali di Moro, il percorso di commemorazione si è concluso con una profonda consapevolezza, che Aldo Moro fu lungimirante nel vedere come i nuovi modi di essere della società, che si esprimevano con luci ed ombre, fossero un mutamento strutturale e non transitorio che mise in discussione anche il modo di essere dello Stato e della politica.
Marta di Bari