Sette anni fa ero insieme a decine di compagni e amici sotto casa di Vito Zuccarino a manifestargli solidarietà personale dopo l’arresto causato da una denuncia apparsa subito per quello che era: un attacco politico. Oggi festeggio con l’allora sindaco di Apricena la fine di un incubo giudiziario durato 7 anni e concluso con la sua assoluzione piena. Assoluzione richiesta dal pubblico ministero.
Sono felice per Vito, per la sua famiglia, per il Partito Democratico di Apricena, per la città che ha amministrato con intelligenza, competenza, passione assai rare da incrociare. E sono grato al professor Vincenzo Muscatiello e all’avvocato Michele Curtotti che lo hanno assistito con professionalità e competenza.
Come Vito mi ha detto, con la consueta sobrietà, “il lavoro dei magistrati e dei giudici è difficile e complesso”, il che spiega i tempi lunghi e dolorosi necessari per chiarire la
vicenda e far emergere la strumentalità e l’infondatezza della denuncia.
Grazie anche all’insincero appello alla legalità usato per scopi politici il PD e il centrosinistra persero le elezioni, vinte cavalcando la tigre dell’antipolitica da chi aveva interessi comuni al denunciante.
Il destino quotidiano di un’intera comunità è stato influenzato da quella furbizia.
A me che ho studiato diritto, che ho svolto la funzione di sindaco e di dirigente politico, che ho il privilegio di sedere in Consiglio regionale piacerebbe si riflettesse serenamente e compiutamente sull’amara vicenda del sindaco Vito Zuccarino e sulla complessa relazione tra le istituzioni territoriali e la magistratura, troppe volte usata per obiettivi estranei alla ricerca della verità e della giustizia.
Magari ci riusciremo. Ora ciò che più conta è che a Vito Zuccarino sia stata restituita l’onorabilità che io e tantissimi altri non abbiamo mai messo in discussione.