Sono trascorsi quarant’anni dalla scomparsa dell’On.le Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. E’ ancora vivido il ricordo di quei momenti di fuoco vissuti dalla politica e dall’Italia, per mano delle Brigate Rosse e dei tanti detrattori che hanno mosso i fili del disordine politico e sociale. Anche Manfredonia non può sottrarsi nel ricordare un uomo che, attraverso le sue idee desiderava ardentemente dare una svolta decisiva alla politica italiana, nel rinnovamento. La nostra città ha avuto il privilegio di ascoltarlo per l’ultima volta il 6 giugno 1976, in occasione di un comizio tenuto in Piazza Giovanni XXIII per le elezioni politiche, pronunciando parole molto forti, in difesa di principi ancor più forti, la democrazia e i valori fondanti della libertà. In questa circostanza molto dolorosa per la nostra Nazione la redazione di Manfredonianews.it, ancora una volta ha sentito il dovere di proporre ai nostri cari lettori e a quanti si ritengono ancora uomini liberi e liberi pensatori di leggerlo attentamente e meditare. Le parole che pronunciò in quella occasione sono ancora oggi macigni, anche se sotto altre sembianze, che investono gli italiani e la democrazia. Si vede che non abbiamo ancora imparato la lezione, perché la democrazia è condivisione, è mutuo soccorso, è aiutare i più deboli, così come Papa Francesco costantemente ci implora. Questa è la democrazia, non la litigiosità della politica che costantemente prevarica la volontà degli italiani per mero interesse personale. Questo, dunque il messaggio lungimirante dell’On.le Aldo Moro.
Matteo di Sabato
DAL DISCORSO DI ALDO MORO TENUTO A MANFREDONIA IL 6 GiUGNO 1 9 7 6
“…La nostra concezione dell’uomo e del mondo, la nostra concezione della libertà nella società e nello stato, la nostra ispirazione cristiana della vita, nella vita sociale che noi rivendichiamo senza pretendere nessun monopolio, senza volere nessuna investitura, ma con profonda sincerità ed il senso della giustizia e del rispetto delle persone, della pace sociale, della pace politica, della pace internazionale, della dialettica democratica. Questo è il monito, è il patrimonio ideale della Democrazia Cristiania, D’altra parte c’è un partito comunista che ha una diversa concezione dell’uomo, che non ha certo una visione spirituale delle cose, che non ha certo la nostra visione della libertà; che ha della durezza di carattere rivoluzionario; che ha dei collegamenti internazionali pericolosi; che ha nelle sue espressioni più aperte la minaccia del dogmatismo che potrebbe ridurre alla ragione i fermenti rinnovatori emersi nel comunismo italiano in quello che si usa chiamare eurocomunismo. Sarà questo tutto sincero? Sarà tutto questo coerente? Resisterà esso alla prova dei fatti? Verrà questa isola di un comunismo diverso in un mondo nel quale non ha mai potuto affermarsi un comunismo dal volto umano ? Questi sono gli interrogativi che ci poniamo in questo momento, ed è questa la ragione delle nostra antica e nuova diffidenza. Eravamo diffidenti con De Gasperi ed in guardia di fronte ad un comunismo staliniano, siano ancora in guardia e diffidenti di fronte ad un progresso che forse è in corso sotto la pressione della realtà italiana, sotto la pressione della contestazione democratica cristiana, ma che non è arrivata ancora, certamente, alla sua conclusione. Siamo diffidenti e, quindi conserviamo la sicurezza, la capacità operativa, i dati politici che sono propri della Democrazia Cristiana e, quindi vogliamo vincere, e, quindi crediamo di avere diritto di vincere. Crediamo che sia non nell’interesse del nostro partito che esso vinca, ma nell’interesse del Paese. Potrebbe essere nell’interesse del partito se fosse possibile, se fosse un’alternativa democratica in Italia. Riposarsi e rigenerarsi per nuove battaglie sarebbe per noi possibile se non ritenessimo la battaglia troppo importante, perché noi, per quanto stanchi la potessimo disertare. Ecco che noi dobbiamo vincere, dobbiamo vincere contro tutto quello che desta ripulsa e diffidenza, per garantire i partiti, anche i partiti che ci attaccano, ma hanno bisogno della protezione e della garanzia della D.C. Dobbiamo vincere per dare sicurezza al Paese. Vediamo in questo quanta preoccupazione c’è in Italia. Ci sono, certo, alcuni faciloni i quali credono facile ed utile un cambiamento radicale della situazione; un’alternativa comunista, un governo socialcomunista o altra cosa strana, purché non sia la forza della Democrazia Cristiana. Ma accanto a quanti, così facili nelle loro va1utazioni, vi sono masse di popolo, non di potenti, non di prepotenti, non di privilegiati ai quali noi non possiamo dare alcuna assicurazione. L’esigenza di difesa dei loro fondamentali diritti umani, della libertà, delle istituzioni democratiche, del graduale progresso nella salvaguardia della dignità umana .Vi sono persone preoccupate che cercano una forza che li difenda. Questa forza esiste, è una forza democratica, e questa è un’autodifesa del popolo che si difende da se, raccogliendosi ancora una volta intorno alla D.C. come il più grande partito in Italia. Ancora oggi c’è questa possibilità. La salvezza è a portata di mano, l’avvenire lo abbiamo noi, nella nostra disponibilità, basta mantenere le distanze di sicurezza tra D. C. e P. C. I, Se noi vinceremo, come possiamo vincere, le collaborazioni politiche che si sono dissolte nella confusione del 15 giugno, ritorneranno possibili nella coerenza democratica del voto del 20 giugno 1976. E’ questa la nostra speranza. Ma questo è impegno di tutti noi, è responsabilità nostra mettere in guardia contro i pericoli ed indicare le vie della salvezza. Brevemente, come le circostanze esigono, ho cercato di dire quello che vi minaccia e quello che vi può salvare. Ho fatto il mio dovere, come lo faccio in tutta Italia, di rappresentante politico della D. C. Ora è tutto nelle vostre mani, nelle scelte vostre personali e nelle scelte giuste che saprete promuovere presso gli anici con i quali parlate,e con i quali avete una dialettica politica, tutto è nelle vostre mani. Voi avete la possibilità di aprire per la Democrazia Cristiana, come noi speriamo, una nuova fase di storia. Un trentennio glorioso è certo un tempo importante, ma noi non vogliamo parlare in termini di un periodo chiuso e finito. Vogliamo parlare in termini di un periodo nuovo che si apre e che non può fare a meno dell’apporto della D. C., che non è il partito delle classi anziane, bisognosa di avere uno scudo crociato a propria difesa. E’ il partito anche dei giovani che esso saprà raccogliere ed interpretare, facendosi partecipe di quelle verità, di quelle novità che i giovani arrecano nella vita nazionale. Questa è la Democrazia Cristiana. A voi miei cari amici la scelta e che la scelta sia tale da garantire veramente la libertà del popolo italiano.
Aldo Moro