«Nutrire un profondo rispetto verso ciò che ci circonda e, quindi, anche l’ambiente, con l’arte che può indicare la direzione da percorrere». Così commentano gli studenti apprendisti Ciceroni del Liceo classico Moro e del Liceo scientifico Galilei. Tantissimi appuntamenti di sensibilizzazione e approfondimento in tutta Italia e uno spot che invitava ad apprezzare e a conoscere gli splendidi scenari di cui il nostro Paese può vantarsi. Queste sono state le Giornate di Primavera del FAI. I numeri sono alti e parlano chiaro. Un successo enorme. I protagonisti sono stati i nostri Beni culturali, selezionati attentamente da un’organizzazione che, facendo capo alla Delegazione FAI di Foggia, col supporto dell’Ufficio Cultura della Diocesi, dei volontari della Pro Loco, sono stati per due giorni oggetto di interesse e di visite. Investire nell’istruzione, quindi, è la priorità. Ilaria Ciociola, 3B del Classico: “Queste giornate sono state uno straordinario atto d’amore verso la bellezza del paesaggio della nostra città e, devo dirlo, anche l’opportunità, di comprendere che occorre partire da noi stessi“. Antonio Troiano, 3B aggiunge: “Un’esperienza unica di alternanza scuola-lavoro, in cui abbiamo appreso informazioni artistiche dettagliate sulle antiche chiese del nostro paese e sul nuovo museo diocesano, ma soprattutto abbiamo imparato quanto lavoro faticoso vi sia dietro la gestione dei beni culturali, quanto sia importante fare scelte organizzative e di promozione, che richiedono lavoro in team, elasticità, capacità di adattamento alle situazioni; ci siamo trovati a dover prendere, con i nostri tutor, decisioni immediate per far fronte a ben 13 pullman di studenti che avevano prenotato visite ai nostri siti. Tutto ciò ha richiesto lucidità e competenza tali da rendere l’esperienza difficile ma esaltante e soddisfacente anche per noi che, per la prima volta, abbiamo “lavorato nella comunicazione” con un pubblico così vasto“. E’ di grande utilità, per tutti coloro che amano i beni culturali, incidere sulle scelte politiche future, mirate, perché il paesaggio è qualche cosa di vivo, soprattutto in Italia dove è così antropizzato: la scommessa è salvarne i linguaggi culturali, per fare in modo che chi viene in questa nostra città possa guardarsi intorno e dire: “Sono a Manfredonia”, proprio perché raccoglie l’identità storica e culturale di questo straordinario territorio. Questo andrebbe insegnato ai giovani, a non amare solo il bello, o quello che è esteticamente valido, ma a superare l’apparenza ed “entrare dentro” il più possibile alle situazioni. Non si può considerare la “bellezza” l’unico valore da proteggere. Se così fosse, allora sarebbe giusto abbandonare le periferie, che di bello hanno poco o nulla. No, bisogna superare la cultura del bello a ogni costo. L’arte non deve solo insegnarci ad amare il bello, ma deve insegnarci ad amare in sé, a nutrire un profondo rispetto verso ciò che ci circonda e, quindi, anche l’ambiente; l’arte e la storia possono indicare la direzione da percorrere. Il nostro paese sta vivendo, già da qualche anno, una fase importante e delicata di recupero e valorizzazione di beni un tempo abbandonati e incompresi persino. Investimenti forti sono stati fatti in energie e professionalità. Dopo anni in cui parlare di ambiente è stato doloroso e spesso demotivante. Attivisti culturali o sociali rappresentano la speranza di un cambiamento, non solo evocato, e con la loro azione arano il campo della prevenzione morale e culturale nell’idea di favorire una rigenerazione del patrimonio esistente. Il binomio arte-ambiente, nel valore della bellezza, potrebbe rappresentare la bussola per riorientare il nostro sguardo verso un futuro umanamente ed eticamente sostenibile, nella nostra città. L’amore è un’arte che richiede sforzo e saggezza. A partire da noi.
Rossella Angelillis