Con un rappresentazione vivente della Via Crucis da togliere il fiato per l’incalzante pathos narrativo ed emotivo, si sono aperti gli appuntamenti de “I riti della Settimana Santa negli Ipogei Capparelli”, organizzati a Manfredonia dal Gal DaunOfantino. Una minuziosa ricostruzione scenografica e spirituale delle quattordici tappe che hanno condotto alla morte e resurrezione di Gesù Cristo, andata in scena ieri sera mercoledì 28 marzo. Un’ora e trenta di rappresentazione con una sessantina di figuranti (tra attori e comparse) in costumi d’epoca provenienti dalle parrocchie periferiche della città (Santa Maria Regina di Siponto, San Pio, Sacra Famiglia e San Carlo) che stanno collaborando con il Gal DaunOfantino assieme ad altri soggetti per la riuscita della manifestazione: le Associazioni “P.A.S.E.R. Manfredonia” e “SCIC Onlus”, la Caritas diocesana, il Comune di Manfredonia e le Forze dell’Ordine. La rappresentazione vivente della Via Crucis, nella sua 7^ edizione, con l’apporto del Gal vede un’ importante evoluzione organizzativa e semantica, in primis la location: dalla Pineta di Siponto ci si sposta nei suggestivi Ipogei Capparelli (la necropoli più antica della Daunia), che morfologicamente hanno tratti scenografici molto simili a quelli dell‘antica Gerusalemme, e rappresentano anche la storia e la cultura del territorio. Una Via Crucis che non è stato solo uno spettacolo, ma una riflessione comunitaria più ampia. Ad iniziare dal coinvolgimento attivo delle periferie (rappresentate dalle Parrocchie periferia di Manfredonia) in una logica di rete e condivisione. Quest’anno il punto di vista narrativo della Via Crucis (con la regia di Padre Luis Hernan Olivos Aguilar, il quale ha seguito il gruppo per quanto concerne sia l’aspetto tecnico che spirituale) è stato quello di Giuda. “Egli vedeva in Gesù l’uomo della liberazione e rappresenta, allo stesso tempo le fragilità dell’uomo – spiegano i protagonisti della rappresentazione teatrale – . Giuda non è mai stato condannato da Gesù, ma si è autocondannato, non accorgendosi che l’amico tradito lo aveva già perdonato. Il segnale di cambiamento non era la rivoluzione per destabilizzare il potere dei romani, ma era nel messaggio della croce”.
Foto di Lorenzo Tagliamonte
https://youtu.be/JCtZL6v5tMc