“Doveva essere un incentivo per l’avvio di attività imprenditoriali e, invece, si è tradotto in una beffa ai danni di aziende che sono fallite o di imprenditori che non sono riusciti a mettere su l’attività: è il caso del ‘Prestito d’onore’, realizzato con decreto n.295/2001, che prevedeva degli incentivi, salvo poi richiedere gli interessi a coloro che ne hanno beneficiato”.
Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta, che ha depositato una mozione consiliare. “Il prestito d’onore – aggiunge – prevede una serie di agevolazioni, tra cui un mutuo per gli investimenti ed un contributo a fondo perduto. Un sistema gestito prima da “Sviluppo Italia” e in seguito da “Invitalia”, nell’ambito del compito di promozione e diffusione dello sviluppo produttivo ed imprenditoriale. In questa attività di accelerazione economica, Sviluppo Italia era contrattualmente tenuta anche a fornire una serie di servizi tecnici, di accompagnamento dell’imprenditore nella realizzazione del suo progetto. Tuttavia, in migliaia e migliaia di casi le aziende sono fallite proprio a causa della mancata erogazione dei servizi di sostegno, indispensabili per i primi anni di attività. Ciononostante, al danno si è aggiunta la beffa perché Invitalia, dopo anni di silenzio, ha iniziato a bussare alla porta di coloro che hanno aderito al prestito richiedendo indietro i finanziamenti erogati e gli interessi maturati. Il tutto con una serie di decreti ingiuntivi che rischiano di creare un gravissimo pregiudizio a migliaia di famiglie.
Per questo, -conclude Gatta- ho depositato una mozione con cui si impegna il Consiglio regionale a farsi promotore nei confronti del governo affinché i beneficiari, prevalentemente giovani, possano restituire il capitale loro concesso libero dagli interessi, così come previsto dal comma 2 dell’art. 13 del decreto n.295/2001”.