Continua a fare notizia la brutta vicenda che ha riguardato il ballerino di danza popolare Michele Mangano, condannato a 3 anni e 4 mesi per violenza sessuale nei confronti di una ballerina del suo gruppo artistico. Questa mattina un portale web di Capitanata ha pubblicato l’intera sentenza della condanna, dettagliando i particolari della brutta vicenda. L’avvocato Innocenza Starace, difensore del ballerino, ha condannato la testata giornalistica web per aver reso noti tutti i dettagli della violenza che non poche sofferenze ha provocato alle persone vicine al “tarantolato”.
Caro avvocato le distoglie l’attenzione sulla sentenza cercando di distogliere i lettori dalla sua lettura. Sentenza disgustosa che mette in chiaro solo una cosa la colpevolezza del suo assistito. Quella sentenza era pubblica dal 8 marzo se non vi siete preoccupati voi di ritirarla la cosa a un po sorridere. Al di là di tutto comunque restano i fatti che sono inequivocabili il suo assistito ha ripetutamente mentito.
E’ vero e giusto che i processi si facciano in tribunale.
Ma trovo anche giusto, in quanto cittadino e padre di una minorenne, che sia possibile rendere pubblica una sentenza di condanna una volta che il processo in tribunale sia terminato.
Ora, nell’intervista viene definita “incresciosa” la pubblicazione illegittima delle motivazioni della sentenza.
Se il contenuto della sentenza fosse falso o divergente dall’originale, allora mi unirei a questo sdegno nei confronti del giornalista finito sotto querela.
Ma se dovesse rispecchiare fedelmente la pronuncia del giudice, come si dovrebbe definire il tipo in bella vista a cui è stata comminata una sentenza a 3 anni e 4 mesi per VIOLENZA SESSUALE ai danni di una MINORENNE (all’epoca dei fatti)?
Sempre continuando ad ipotizzare che la sentenza e le relative motivazioni siano vere, io prima di tutto sento di essere vicino alla ragazza che ha subito la violenza. Immagino come si sia sentita e come si senta adesso. Immagino il senso di fiducia tradita.
Ma sono anche umanamente vicino alla moglie del condannato. E’ facile comprendere il dolore del dramma familiare che sta attraversando.
Mi domando se l’abbia fatta star male la possibile illegittima pubblicazione della sentenza piuttosto che la lettura dei dettagli del reato commesso dal proprio coniuge.