E’ stato il filo rosso che ha animato l’incontro con i fotoreporter Sabina Broetto e Silvano Monchi, svoltosi presso il LUC di Manfredonia il 23 febbraio scorso, organizzato dal circolo Manfredonia Fotografica. Nell’incontro i due hanno mostrato e commentato le foto dei loro viaggi e parlato di Paesi sconosciuti, non riconosciuti dalla comunità internazionale, che non compaiono neppure nelle cartine geografiche. Nel 2016 sono andati nel Nagorno Karabakh, una terra di nessuno, in quanto questo territorio non è riconosciuto a livello internazionale da nessuno stato: qui Sabina e Silvano hanno fotografato momenti di vita quotidiana della popolazione fatta di molti giovani. In questo Paese la popolazione abita in case costruite dall’allora Unione Sovietica, si dedica all’agricoltura e all’allevamento, ma i bambini giocano con con le armi. Ciò che colpisce di questo popolo è la loro ricchezza in fatto di tradizioni ed usi, ma agghiacciante è la povertà. Il Nagorno Karabakh si è distaccato dall’Azerbaigian e per questo motivo è in guerra con la Russia dal 1993. Il secondo viaggio è stato effettuato nel 2015 in Armenia: questo paese ha una ricchezza basata sul commercio di pelli e tappeti, ma la fonte principale di sostentamento è l’intarsio di croci su pietra, affidato alle abili mani di artigiani locali. In Armenia, il primo Paese a portare aiuti è stato l’Italia, che ha costruito un vero e proprio villaggio con dei container per ospitare la popolazione locale. In questo centro vive un italiano, il Dott. Antonio Montalto, siciliano e console onorario dell’Italia in Armenia. Egli ha fatto costruire scuole di ceramica per le ragazzine e scuole edili per i ragazzi. In Armenia vivono anche i Curdi, perseguitati dai Turchi, che qui possono vivere secondo le loro usanze e parlare la propria lingua (per tale motivo in Turchia si è incarcerati). Molto toccante il momento in cui i reporter hanno mostrato il monumento costruito per ricordare il genocidio armeno perpetrato dall’allora Impero Turco Ottomano tra il 1915 ed il 1918 e mai riconosciuto come tale dalla Turchia. Particolare per la forma architettonica e la sua collocazione, il mausoleo è posto in un luogo isolato ed è costruito in modo tale che le musiche udibili all’interno non siano percepite all’esterno. In conclusione, Sabina e Silvano hanno illustrato il loro viaggio tra Georgia ed Abkhazia, tra i due stati è in corso una guerra civile e il loro confine è rappresentato da un ponte sul quale è posto un checkpoint simile a quelli presenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Un incontro molto emozionante, seguito da un pubblico interessato. L’occasione per conoscere posti non presenti su alcuna carta geografica.
Michele Carpato