Domenica 22 Dicembre 2024

Un momento difficile per la pesca sipontina

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Il settore peschereccio di Manfredonia, da attività trainante del carro economico manfredoniano è diventato da tempo, settore in grande difficoltà, in grande crisi. La storia della pesca sipontina ha segnato delle pagine davvero molto importanti per lo sviluppo della nostra città, settore che oggi, le nuove direttive europee penalizzano, così come la grande distribuzione, che ha bastonato la sua competitività proponendo prodotti provenienti dall’estero. Varie influenze hanno determinato lo stato delle cose, la globalizzazione e la mala gestione che non ha permesso alla nostra pesca di mettersi al passo con i tempi pur consapevole di avere per le mani un prodotto esclusivo e molto richiesto. Sul mercato ittico, ad esempio, c’è chi sostiene che non si possa parlare di fallimento: è risaputo, infatti, che se a conferire il pesce allo stesso mercato siano 15 barche su 250 si possa parlare di grande traguardo. Sarcasmo a parte, la situazione è in stallo da troppo tempo. Il Comune è in causa con l’Autorità di Sistema Portuale, la disputa è sul canone demaniale. L’Autorità Portuale, infatti, sostiene che il Comune sia tenuto a pagare il carissimo (più di 600.000 euro) canone concessorio piuttosto che il canone ricognitorio. “Stiamo aspettando la replica del Presidente della Repubblica”, dichiara ai nostri microfoni l’assessora alle Attività Produttive, Dorella Zammarano, “le cooperative non hanno scopo di lucro, quindi noi crediamo sia giusto applicare il canone ricognitorio che ammonta a circa 10.000 euro annui. L’autorità, invece, sostiene il contrario”. A gennaio, infatti, i pescatori hanno allestito una timida protesta contro il canone demaniale con le stesse motivazioni fornite dalla Zammarano. Se dovesse andare male, significherebbe perdere tanti soldi ed aggravare la situazione di cassa della città, nonché ostacolare la ricerca di risoluzioni alternative alla questione. “Avevamo pensato di affidarlo nuovamente all’autorità di sistema portuale, ma non essendo in condizioni ottimali, l’autorità non lo vuole. Adesso ci sono due consorzi privati interessati alla gestione della struttura, stiamo valutando bene l’affidamento”, continua l’assessora. È da sottolineare che, ora come ora, la cosa migliore che possa succedere sarebbe vedere il Comune liberarsi da questa “palla al piede” e l’assessora lo sa, infatti ha affermato: “Potremo lasciare il timone solo quando non saremo più indispensabili”. Sulla gestione ASE poche parole, infatti la partecipata comunale ha lasciato la gestione dopo meno di due anni in quanto il barcone chiamato “mercato ittico” imbarcava acqua da tutte le parti. Il conferimento esiguo, le regole non chiare, gli illeciti di cui come testata ci occupammo mesi fa e i sistemi informatici obsoleti rallentavano la baracca al punto di portare l’allora amministratore Carbone a dichiarare il divorzio. Un barlume di speranza c’è, ed è stato Bordo a riaccendere i riflettori sulla questione pesca sipontina (forse in tempi sospetti, ma non è compito nostro giudicarlo ora). Si tratta dell’ennesima concessione sperimentale per la pesca del rossetto, niente, perciò, che riguardi la vendita del prodotto. Una vittoria mutilata, quella riferita in questi giorni, aggiunta ai recenti sgravi fiscali promessi alla categoria che dà tregua ai pescatori sipontini ma non risolve la situazione. La pesca non può continuare a vivere di assistenzialismo, diventerebbe un settore drogato, più di quanto non lo sia già, porterebbe a un falso benessere e soprattutto a un lassismo nell’iniziativa imprenditoriale che dovrebbe reinventarsi e riorganizzarsi. Nei prossimi due mesi si potrebbe arrivare a una soluzione definitiva della questione locale, nel frattempo le acque restano agitate in questo freddo febbraio.

Antonio Raffaele La Forgia

 

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