Erano gli anni ’50 e Manfredonia si apprestava a vivere il suoi primi Carnevali. Da allora sono trascorsi 65 
anni. 65 carnevali vissuti dal popolo sipontino, tutti diversi, ma tutti con lo stesso spirito. In questo periodo la frenesia pervade in modo irresistibile i veri sipontini, quelli che di questa città sono follemente e morbosamente innamorati. Carnevale, la festa della bella Manfredonia. E così succede che ognuno pensa di poterle fare la corte più originale, la sorpresa più bella, ognuno si sente al centro della scena: protagonista. Diventiamo tutti rivali, amanti e corteggiatori di una bella sirena chiamata Manfredonia. Lo stesso sentimento che ci pervade quando si festeggia la nostra amata Patrona. Il Diavolo e l’acqua Santa, i due momenti cruciali della vita sociale della nostra città. E a Carnevale, la fantasia e l’originalità di questo “strano” popolo prende il sopravvento sulla realtà. Chi realizza i Ze Peppe, chi allestisce la socia, chi organizza il gruppo e chi attrezza un carro. Chi cura la coreografia e chi cuce stoffe e merletti. Poi c’è chi incolla carta e cartoncino. Chi organizza e vuol fare tutto da se e poi c’è chi assiste, ma avrebbe una gran voglia di iniziare a ballare all’impazzata. Il vero sipontino non può farne a meno, non riesce a resistere al richiamo di questa festa che è della città. Manfredonia, la bella sirena adagiata sulla sabbia della spiaggia Castello, nel golfo del Gargano, romanticamente scruta l’orizzonte in attesa che giunga quel principe azzurro che riuscirà a renderla davvero e finalmente felice. La dolce fanciulla, delusa dalle finte lusinghe di spiccioli amanti, si gode i giorni in cui è Regina. Apriamo le danze, godiamoci questi giorni di festa, momenti di svago e iniziamo a ballare fino a notte fonda, perché dopotutto, domani è un altro giorno e si vedrà.
Raffaele di Sabato
