Domenica 22 Dicembre 2024

I Medici cattolici di Manfredonia rinnovano l’impegno di appartenenza all’AMCI

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Sono ormai trernt’anni dalla sua costituzione che gli aderenti all’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani), sez. Mons. V. Vailati” di Manfredonia, manifestano con sempre rinnovato impegno l’appartenenza al sodalizio con il rituale ritiro della tessera associativa. Quest’anno la cerimonia che si è svolta nell’elegante auditorium “Vailati”, ha avuto un sapore particolare, a dir poco emozionante. Inaspettatamente le tessere sono state consegnate dalle mani del nostro amatissimo Mons. Michele Castoro, arcivescovo dell’Arcidiocesi Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo che, nonostante le non buone condizioni di salute, ha voluto presenziare allo straordinario rito che ha visto, in questo particolare momento, i medici cattolici stringersi con l’affetto di sempre e tanta commozione intorno al loro Pastore, Ad introdurre, il padrone di casa, l’inossidabile dott. Giuseppe Grasso che guida il sodalizio dalla sua costituzione. Dopo aver ringraziato S. E. Mons. Castoro e i presenti, visibilmente commosso ha dato lettura della preghiera del medico, scritta dal compianto Giovanni Paolo II. Subito dopo ha ceduto la parola all’ospite d’onore, il prof. Vincenzo Saraceni, Ordinario emerito di Fisiatria all’Università “La Sapienza “ di Roma, già presidente AMCI e segretario in carica, il quale, nel suo breve quanto dotto intervento ha parlato della presenza dell’AMCI nella Società.”. “Compito primario dell’AMCI e degli associati, ha affermato l’oratore, elaborare un modello di professione sanitaria che sia: Testimoniabile, Comunicabile, Condivisibile. Tre punti cardini sui quali si fonda l’opera del medico cattolico il quale, attraverso la propria professionalità e competenza manifesta attraverso la parola e le opere la propria fede creando così nel paziente le condizioni ottimali al fine di instaurare un rapporto di fiducia che, conseguentemente porti a comunicare maggiormente con lo stesso. La condivisione, quale modello laico, fondato sulla giustizia, prim’ancora che sulla carità, porta il medico cattolico ad immedesimarsi nella condizione fisica e interiore del paziente, lo rende più palpabile, anche ai fini di stabilire una diagnosi. “Da questo “modus operanti”, conclude l’oratore, si divenga consapevoli che alcuni principi fondanti-dignità e valore della persona umana e difesa della sua esistenza- sono stati il motore del processo di trasformazione degli stati, quali elementi costitutivi e prioritari della democrazia”. Di sicuro impatto e quasi provocatorie le riflessioni in “pillole” di P. Rosario Messina (camilliano), assistente ecclesiastico dell’AMCI. “Sono le mani e il cuore di chi assiste ad affermare la dignità del paziente”. “Ogni mattino apro l’armadio delle emozioni e scelgo sempre lo stesso abito: il sorriso” “Dignità del malato e dignità del medico”. “Mettere insieme queste due. grandi realtà: la medicina e l’etica”. “Io come malato voglio un buon medico o, un medico buono? ll medico buono, cioè il medico che sa confortare, che presta ascolto, che non si nasconde dietro la tecnica, che accetta di coinvolgersi emotivamente, che esercita l‘empatia. Ma quando le due non coincidono nella stessa persona, io scelgo il buon medico che è sinonimo di competenza professionale, di capacità clinica. E conclude: “Una medicina che coinvolge il paziente mediante l’informazione. Il consenso informato non è un modo per salvaguardare il medico come autotutela, ma sentire consapevole il paziente”. Concetti, questi che lasciano spazio a tanta meditazione, nella consapevolezza che la vita e la dignità della persona sono valori imprescindibili e vanno salvaguardati. Le conclusioni, a Mons. Castoro, visibilmente commosso per il tributo di affetto riservatogli. “Sono fra i medici cattolici. Il Signore mi sta dando la forza per capire come si affronta personalmente la malattia. Siamo fiduciosi. Siamo nella mani di Dio. Guardiamo con fiducia l’evolversi della malattia. Sono lieto di essere qui in mezzo a voi per consegnarvi, ancora una volta la tessera”. Poche parole, ma cariche di tanta umanità che sanno dell’incredibile per come affronta stoicamente la sua malattia e il ministero pastorale.
Matteo di Sabato

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