La comunicazione dell’Inail della sospensione dell’applicazione degli sgravi contributivi da parte delle imprese di pesca costiera sta generando forte preoccupazione nel settore ed il rischio degli effetti che ciò può causare sui livelli occupazionali è drammatico!
Questo è l’ultimo tassello di un puzzle che descrive come la Pesca italiana e i pescatori subiscano un ingiusto trattamento rispetto ad altri settori produttivi.
Avevamo creduto negli ultimi anni che una nuova attenzione da parte di politica e governo potesse restituire al comparto e ad i suoi protagonisti una speranza di futuro, ma la lista di scelte sbagliate, disattenzioni e mancate risposte aumenta di settimana in settimana e i nostri pescatori galleggiano in un mare in cui tra mal tempo e fermi biologici è diventato sempre più raro lavorare e produrre reddito, senza nemmeno poter contare sulla certezza di un ammortizzatore sociale strutturato.
A distanza di pochi giorni dalla nostra richiesta ai Ministri competenti di proroga dei termini del 31 gennaio per la presentazione delle domande di indennità di fermo e di denuncia per una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori, la denuncia di Federpesca sui rischi occupazionali legati alla sospensione dei benefici contributivi e fiscali della legge 30 per la pesca costiera è la goccia che fa traboccare il vaso.
Abbiamo perso in quasi 20 anni oltre il 40% degli addetti, siamo riusciti fino allo scorso anno grazie allo strumento della Cigs in deroga a fermare un’emorragia occupazionale, che a causa dell’assenza di un ammortizzatore sociale strutturato e senza le agevolazioni contributive e fiscali della legge 30 sarà quasi inevitabile se non si interverrà in maniera efficace tanto nelle politiche nazionali quanto in Europa.
Per tali ragioni Fai Flai e Uila Pesca proclamano lo stato di agitazione del settore, riservandosi di programmare per i prossimi giorni iniziative adeguate, al fine di trovare soluzioni che riportino certezze per lavoratori e operatori del settore pesca.
Alberto Gatta