Per la prossima giornata della memoria, che si celebrerà in tutto il mondo il 27 gennaio, gli alunni del liceo Classico “A. Moro” di Manfredonia, guidati dal proprio docente di filosofia, presentano la figura e i testi della scrittrice ebrea Ettty Hillesum morta ad Auschwitz nel 1943.
Che cosa è rimasto a coloro che sono stati deportati in quei luoghi di morte? Scrive Etty: “Non rimane loro che l’ultimo straccio di umanità. Hanno intorno uno spazio vuoto, delimitato da cielo e terra, che dovranno riempire con tutto quanto riusciranno a trovare dentro di sé – fuori non c’è nulla”. Quel nulla può sempre tornare, ed è per questo che bisogna ricordare, soprattutto per prevenire quel clima di odio che ha portato a ideare lo sterminio di milioni di ebrei. “Laggiù – scrive Etty – ho sperimentato sulla mia pelle che ogni nuovo atomo d’odio rende il mondo più inospitale di quanto già non sia”.
La serata prevede riflessioni e lettura dei testi della scrittrice, con immagini e musiche, in particolare verranno lette alcune pagine tratte dal Diario e dalle Lettere (ambedue pubblicati da Adelphi). La scelta dei testi è stata fatta alla luce di sette chiavi di lettura:
- La ricerca interiore per non perdersi nella notte del mondo.
- Quando l’odio degli altri porta ad odiare anche te…..
- La vita al bivio: o ti salvi da solo oppure lotti per salvarti con gli altri.
- La scrittura: salvare le parole per farci salvare dalle parole.
- Entrare nelle proprie fragilità per trascenderle.
- Se ci sei, Dio, dove sei?
- Sperare contro ogni speranza (spes contra spem). Dalla speranza come consolazione alla speranza come lotta e impegno
Le riflessioni della Hillesum sono ancora molto attuali e valgono come linee guida per fare un percorso esistenziale all’insegna della ricerca interiore del proprio sé e della lotta contro quella che la filosofa H. Arendt ha chiamato “la banalità del male”. Vi aspettiamo venerdì 26 gennaio alle ore 18.30, presso l’Auditorium “Valentino Vailati” via Arcivescovado – Manfredonia.
Gli alunni del Liceo classico “A. Moro”
