Dal suo profilo Facebook il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, annuncia che Manfredonia avrà un nuovo parco giochi grazie alla bontà dell’amministratore delegato di E.T.A. S.r.l., la società che gestisce l’inceneritore nei pressi di Borgo Tressanti. È consolidata consuetudine ricompensare gli abitanti di un luogo con mirabilie di ogni genere per far ingoiare la pillola amara, per queste e soprattutto le generazioni future, di un impianto insalubre come il nostro caro inceneritore. Similmente Enel a Brindisi, sponsor di una squadra di Basket, elargisce finanziamenti per meglio distrarre dalla centrale a carbone, seconda più grande centrale termoelettrica d’Italia ed una delle più grandi d’Europa con 6milioni di tonnellate di carbone bruciato. Per non parlare di Taranto, dove non c’è solo l’Ilva ma possiamo contare una quantità impressionante di altre fonti inquinanti, come la raffineria Eni, le turbogas, l’altro inceneritore del Gruppo Marcegaglia a Massafra, discariche e inceneritori di rifiuti speciali. Tutte queste aziende hanno il buon cuore di erogare compensazioni di vario genere, qualche volta anche finanziamenti a partiti e sindacati.
Una situazione tollerata per diversi motivi: politica che favorisce le lobby degli impianti inquinanti, Giustizia intasata, con ridotte risorse e pochi magistrati esperti in diritto ambientale, buona parte della stampa disattenta o compiacente, cittadini dormienti o indaffarati. Un cocktail micidiale per la salubrità dell’ambiente, per i costi sanitari in termini di perdita di salute dei cittadini e per la bonifica dei siti: guadagni ai privati, perdite sociali (ambientali e sanitarie). Ad esempio, da un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (“Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe”, 2011) si stimano tra i 536 e 707 milioni di euro i costi esterni (danni ambientali e sanitari scaricati sulla collettività, inclusa la mortalità in eccesso) prodotti nel 2009 dalla sola centrale Enel di Brindisi. É una cifra che è dello stesso ordine di grandezza di quella incamerata dall’azienda come ricavo lord (cit. Greenpeace).
Ci aspettavamo grandi manovre difensive da parte dell’Amministrazione Metta a Cerignola, viste le maledizioni lanciate contro l’inceneritore quando erano minoranza, e successivamente da maggioranza, con l’annuncio di due avvocati per il controllo stretto delle attività dell’impianto. Invece, nulla da dire sull’ultimo procedimento amministrativo terminato a dicembre 2016, laddove si è iniziato con una rivalutazione dell’AIA, con tanto di duplice conferenza di servizi, e terminata con una semplice modifica non-sostanziale, percorso ben più semplificato e inappropriato viste le lacune riscontrare da questo comitato e da Arpa.
Per quanto ci riguarda, siamo in attesa che il giudice del TAR Puglia si pronunci sulla mancata informazione e notifica nei nostri confronti degli atti comprovanti la presentazione e realizzazione dell’adeguamento alle norme regionali sulle emissioni odorigene ed altri aggiornamenti, il 17 gennaio l’udienza.
Nel frattempo, un grazie a tutte le aziende di industrie insalubri che ci forniscono pane, veleno e circo.
Matteo Loguercio
presidente del Comitato contro l’inceneritore nei pressi di Borgo Tressanti – Cerignola