Il Governo nazionale sostiene che l’Italia sia uscita dalla crisi, considerando l’aumento del tasso del PIL, Prodotto Interno Lordo, che misura il valore di mercato aggregato di tutte le merci e i servizi prodotti. Allora perché un italiano su quattro si trova in condizioni di povertà? (Rapporto Eurispes 2017). Purtroppo anche nel nostro territorio si registra un aumento delle richieste di sostegno da una consistente fetta della popolazione. Secondo i dati forniteci dalla Caritas diocesana di Manfredonia circa 4.000 persone sono in condizioni di povertà, coinvolgendo 24 comuni appartenenti ad un’ampia area che va dai piccoli paesi del Gargano fino a Zapponeta, mentre 1500 poveri sono concentrati nel territorio di Manfredonia. Il direttore della Caritas, don Luciano Vergura, illustra ai nostri microfoni, le diverse tipologie di disagiati: “Se circa otto anni fa il bisognoso era rumeno o nord africano oggi tanti sono gli italiani per lo più giovani coppie che intrapresero un progetto di vita insieme, stipulando mutui grazie ad uno stipendio garantito che in quest’ultimi tempi si è depauperato a causa della chiusura delle fabbriche ed ineluttabilmente della perdita del lavoro”. Senza lavoro non c’è dignità e non si possono costruire le fondamenta di un’esistenza sicura né fare progetti per il futuro. Il male del secolo che investe molti giovani e non solo è proprio la mancanza di progettualità. Quando un neo laureato, che vuol investire il proprio sapere in attività proficue, si trova a fare i conti con un mercato del lavoro che propone solo contratti precari e discontinui, sarà costretto necessariamente ad andare via dal proprio paese. Questi segnali sono allarmanti ed occorrerebbe subito correre ai ripari. Il Comune di Manfredonia versa in una precarietà finanziaria tale da non riuscire a sostenere la “spesa sociale”. Le parrocchie di Manfredonia, che fungono da primi Centri di Ascolto, cercano di sobbarcarsi molte richiese di aiuto e nell’impossibilità di farvi fronte dirottano i “nuovi disagiati” alla Caritas diocesana. Essa è presente da circa trent’anni sul territorio e fornisce diversi servizi come la distribuzione di alimenti e di vestiario ma anche sostegno di fitti e di bollette e di qualsiasi altra richiesta. È dotata anche dello sportello Immigrazione e di quello Antiusura in partnership con l’associazione “Buon Sammaritano” di Foggia. Continua don Luciano “Si registrano tanti disagi legati alla ludopatia e alle nuove forme di depressione derivanti dall’uso dei new media elettronici. In quest’ultimo caso le neo famiglie si sgretolano, divorziando e i giovani genitori sono costretti a ritornare con i loro pargoli nelle famiglie d’origine”. Le famiglie allargate avrebbero bisogno di un maggior sostegno non solo economico ma soprattutto di tipo psicologico per fronteggiare e comprenderne i disagi. Tante sono le richieste di care e i Servizi sociali del Comune cercano di operare con il Terzo Settore. Purtroppo, lamenta Don Luciano, non esiste un “proficuo lavoro sociale di rete” che riesca a mettere insieme energie, capacità e risorse di tutti gli attori della “rete”, orientando gli interventi verso chi soffre un disagio complesso. Le misure di sostegno messe in atto dal governo nazionale quali: Carta Acquisti, SIA Sostegno per l’Inclusione Attiva e la recentissima REI Reddito d’Inclusione non si sono rivelate molto efficaci nell’aiutare le famiglie a riconquistarsi gradualmente l’autonomia. I principi della normativa sono lodevoli ma difficilmente concretizzabili soprattutto nella fase di definizione del “progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa” da realizzare all’interno della Rete tra le famiglie, i Servizi sociali dei Comuni, i Centri per l’impiego, i Servizi sanitari, le Scuole e il Terzo settore. La strada è ancora lunga ed ardua e auspichiamo che dai progetti si passi realmente alla realizzazione delle condizioni di sviluppo del territorio perché solo il “lavoro” può dare dignità e autonomia alla persona.
Grazia Amoruso