Ricordo una tettoia in un giardino. Ero felice e guardavo con meraviglia. Ci incontravamo lì ogni giorno dopo il pranzo, un settembre di sole e poesia a Ischitella. Sapevo poco, nulla, di poesia dialettale, non conoscevo quasi nessuno, perciò scrutavo tutti con curiosità e cercavo di ascoltare le loro parole. Da pochi anni mi affacciavo al mondo di Achille ed ero affascinata. C’era, tra i poeti, Franco Pinto. Una faccia arrotondata, gli occhi buoni, il sorriso dolce. Ogni giorno accarezzava la testa della nostra piccola – io, Achille e Maria, il primo viaggio in famiglia -. Tutti ci facevano i complimenti per la bambina. Franco la guardava solo, ma con tenerezza. Qualche volta capitava che Achille e Franco restassero seduti uno a fianco all’altro. Cercavo di sentire cosa dicessero ma parlavano con voce quasi muta, poche parole. Una conversazione essenziale, fatta di silenzi pieni di pensieri e di sorrisi d’intesa e consapevolezza e rispetto l’uno dell’altro. Achille poi mi raccontava con ammirazione della squisita poesia dell’amico e delle sue mani che, ora non più ma un tempo, erano prodigiose e sapevano creare meraviglie con il legno. Franco Pinto è rimasto, da allora, sempre presente nella nostra vita. Lettere, forse conversazioni telefoniche, pubblicazioni di testi che Achille mi faceva leggere. Poi Achille se ne è andato. Franco fu tra i primi ad inviare un ricordo scritto, prezioso, ricordando quell’intesa, quell’affetto, quel rispetto, l’ammirazione -reciproci- non detti ma profondamente sentiti. Franco Pinto è rimasto, anche per questo, nella mia memoria. Settembre, a Ischitella, sotto una tettoia. Mangiavamo fichi, si parlava, appena, di poesia. Si sentiva nell’aria la bellezza. C’erano i Poeti e il canto delle cicale.
Paula Gallardo
Musicista, moglie di Achille Serrao, Roma
Foto Pasquale di Bari, riproduzione vietata