per Franco Pinto dicembre 2017
Sckàmene i caggéne, si ritrovano senz’ali in bocca al vento, e il mare ribolle e smuove sul fondo la sabbia: il bel fiore di malva sipontina è accasciato dolcemente nelle braccia del sonno, con l’odore del fumo della carbonella e la testa in grembo all’ultimo desiderio.
S’imbarca u chiamatôre. Accovacciato tra gli scogli, il mare l’aspetta. La sua signora, parata davanti a tutta bellezza, lo porta a largo. Lei e lui soli nd’a la scurîtéte, come un tempo. E tutte intorno vanno per mare le barche a vela piena, negli occhi l’acqua salata, cariche di sogni giovanili, mentre ride dietro l’albero un’altra signora, quella pu favecîone, e l’altro ancora, che chiamava dolore, è già in cerca d’altro regno.
Pesca le ultime forze e godi, capitano! Entra nel tuo porto a vele spiegate e, ancora, non dubitare: di tutto quello che hai detto e fatto non rimane una croce soltanto e un ritratto… Con te riaffiorano le ossa delle barche antiche!
Luigi Ianzano
Poeta dialettale San Marco in Lamis
Foto Pasquale di Bari, riproduzione vietata