Ho conosciuto Pinto quando Mariantonietta Di Sabato, sua curatrice, mi chiese di scrivere la prefazione a una sua raccolta di versi. Era il 2001. Da allora sono stato sempre vicino al nostro Franco, e la vicinanza si è consolidata in più occasioni. Così quando insieme a Mariantonietta lo introducemmo nel sito “Italian Dialect Poetry”, del Brooklyn College di New York. O quando ebbi la ventura di presentare ai suoi stessi concittadini il suo primo volume di articoli per ManfredoniaNews.it. O ancora quando ottenemmo che Rino Caputo, preside della facoltà di Lettere a Roma Tor Vergata, stilasse l’introduzione alla raccolta Mèje cume e mo’.
Ma più ancora mi sentii coinvolto, in quanto membro delle rispettive giurie, nei premi che videro Franco fra i vincitori, e che lo proiettarono – possiamo ben dire – nel più ampio quadro nazionale.
Parlo anzitutto del premio di poesia in dialetto Ischitella-Pietro Giannone 2004, organizzato da Vincenzo Luciani, in cui Pinto risultò fra i vincitori appunto con l’allora inedito Méje cume e mo’. E poi della competizione “Salva la tua lingua locale”, dove Franco si vide assegnare un premio per la “Prosa edita”, a Roma, in Campidoglio, nel gennaio del 2014, proprio grazie al libro di articoli che ho menzionato.
Ma la mia soddisfazione maggiore fu nel constatare come, in entrambe le occasioni, i giurati si esprimessero spontaneamente e tranquillamente in favore della poesia di Franco, senza bisogno di negoziare su di lui – come spesso avviene in simili circostanze. E questo ancora oggi mi sembra l’omaggio più bello alla sua apparente pacatezza, che è sempre stata profondità di pensiero.
Cosma Siani
Critico letterario Università di Roma “Tor Vergata”
Foto Pasquale di Bari, riproduzione vietata
Grazie, cara Mariantonietta, e grazie anche al direttore Raffaele Di Sabato, per questo bell’inserto-ricordo di Franco Pinto, e per quanto hanno sempre fatto, in passato e oggi, per far conoscere Franco, e rendercelo vivo e presente, mese per mese, giorno per giorno.