Lunedì 18 dicembre – ore 18.00 – Auditorium “C. Serricchio”
L’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori e Maestri Cattolici) sezione di Manfredonia organizza un importante evento culturale. Si tratta della presentazione del nuovo libro di Michele Illiceto, dal titolo “Padri, madri e figli nella società liquida. Antropologia dei legami familiari” (Pacilli Editore, Manfredonia 2017). L’evento si svolgerà lunedì 18 dicembre alle ore 18.00, presso l’auditorium “C. Serricchio”. A presentarlo saranno gli alunni del Liceo classico “A. Moro” di Manfredonia.
L’autore, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari e presso il Liceo Classico “A. Moro” di Manfredonia, oltre che presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano “S. Michele Arcangelo” di Foggia, affronta in questa sua nuova opera il tema della famiglia, in particolare i legami familiari nella attuale società liquida, con particolare riferimento alla figura del padre, della madre e del figlio, e al rapporto tra le generazioni.
La famiglia oggi – scrive Illiceto – ha subito moltissimi cambiamenti sia all’interno che all’esterno. In modo particolare vi è stato il passaggio dalla famiglia etica alla famiglia estetica. Se la prima era basata solo sulle regole spesso aride e anonime, la seconda, al contrario, considera le norme solo nella loro dimensione proibitiva, e perciò cerca in tutti i modi di evitarle. Nella famiglia estetica domina l’affettività che è ridotta alla sola emotività. E questa riduzione interessa per primi gli adulti nel loro rapporto di coppia e nel loro ruolo di genitori, per ricadere poi anche sui figli. Invece dobbiamo rivalutare il ruolo delle regole e della Legge, o meglio del rapporto tra Legge e Desiderio, tra ragione e cuore.
In questo contesto anche la figura del padre è cambiata. Se nel passato esisteva il padre edipico, cioè il padre-padrone, fatto di proibizioni e di divieti, il padre punitivo, che castrava e inibiva, che usava la Legge per incutere paura e rispetto, per conservare l’ordine esistente, oggi, invece, nell’attuale società liquida, domina il padre-Narciso che si presenta iperprotettivo perché, proteggendo il figlio, in fondo protegge se stesso dal figlio, in particolare dai suoi errori e dai suoi eventuali fallimenti. Il padre-Narciso non vuole soffrire per questo evita al figlio di soffrire. Inoltre è iperansioso perché, trattando il figlio come oggetto, ha paura di perderlo. E infine è intermittente perché, vivendo il legame come una forma di prigione, alterna momenti in cui rimane accanto a momenti in cui scappa via dal legame. In definitiva, se prima dominava la Legge che vietava il Desiderio, soffocandolo e proibendolo, oggi domina il Desiderio senza Legge.
Anche la figura della madre è cambiata. Se prima – prosegue Illiceto – avevamo donne che per essere sempre e solo madri dimenticavano di essere anche donne, oggi abbiamo madri che per paura di non poter essere più donne rifiutano inconsciamente la loro maternità. Oggi abbiamo madri possessive, iperprotettive e per questo anche iperansiose. Non sanno vivere l’attesa e per sentirsi autogratificate bruciano le tappe dei figli. Eppure la maternità è la grande figura dell’attesa, che è di chi non si lascia bruciare dall’impazienza di avere subito ciò che invece chiede tempo per crescere. L’attesa rimanda alla logica dello spossessamento. L’attesa è sapersi predisporre alla sorpresa del mistero. La madre dell’attesa è la madre del desiderio, che si prepara anche a perdere il figlio. E’ la “madre del segno” e non la “madre del seno” che invece si rinchiude nella spirale del solo godimento, che vuole il figlio per compensare un vuoto. La maternità non è una forma di compensazione, ma un atto di generazione. E generare è desiderare anche senza godere, senza possedere. La madre del desiderio è la madre che gradualmente sa arretrare, sa mettersi da parte, permettendo al figlio di separarsi, di rompere il suo rapporto simbiotico, per maturare quella giusta autonomia necessaria farlo crescere. La madre, in definitiva, è colei che ospita. Ospitare significa accogliere uno straniero che non rimarrà per sempre nel luogo che tu gli dai, ma sarà soltanto con te il tempo di cui avrà bisogno per attraversarti e nascere. Nascere e rinascere da ogni perdita. Per essere sempre e di nuovo rigenerato.
Di conseguenza si ha una visione sbagliata del figlio, il quale spesso è visto o come idolo, spesso adorato e idealizzato, o come messia che salva i genitori dalle loro delusioni, o come genitore che ne prende il posto. Io invece nel mio libro propongo di vedere il figlio come una sorpresa, un’eccedenza, una trascendenza. Il figlio è un dono di cui non si ha la proprietà, ma solo la custodia. Un figlio donato e ricevuto, e alla fine anche da ridonare. L’ultimo gesto infatti è quello di donare il figlio a se stesso, ala sua libertà. Per questo Illiceto condividendo la prospettiva dello psichiatra M. Recalcati vede la madre come “l’ospitalità senza proprietà” e “il padre invece indica la responsabilità senza proprietà”. Ambedue devono essere pronti a lasciare andare via il figlio. Questo esige adulti che sappiano vivere l’esperienza della perdita, preparandosi a lasciare la scena di questo mondo attraverso la consegna che faranno ai propri figli. Figli eredi che non sciuperanno la consegna nella misura in cui sapranno riconquistarla con una libertà coniugata con la responsabilità.
Un libro quindi per genitori e formatori, per docenti ma anche per adolescenti in cerca della propria identità e della propria autonomia.